"I grandi progetti hanno bisogno di tanti piccoli aiuti". Questa espressione di Antonio Bartesaghi, vicepresidente di Cancro Primo Aiuto, riassume decisamente bene lo sforzo compiuto dalla Onlus per promuovere un'iniziativa ambiziosa divenuta però ben presto una "fatica" condivisa con piacere dall'intero territorio della provincia di Lecco: raccogliere fondi per dotare l'Azienda Socio Sanitaria Territoriale (la "vecchia" Azienda Ospedaliera) ed in modo particolare la Struttura di Radioterapia del "Manzoni" di un nuovo acceleratore lineare.Il passaggio dell'assegno.Da destra l'amministratore delegato e il vicepresidente di Cancro Primo Aiuto, l'assessore Antonio Rossi, il dg Stefano Manfredi e il dr. Carlo Soatti"Sono molto orgoglioso di essere qui oggi" ha spiegato lo stesso Bartesaghi questa mattina durante la cerimonia per la consegna - simbolica - dell'assegno al presidio di via dell'Eremo, nella persona del direttore generale Stefano Manfredi. "Abbiamo trovato attorno a questo progetto grande consenso: abbiamo coinvolto le associazioni, le aziende, le organizzazioni di categoria ma anche oltre 35.000 persone sul territorio di Lecco e della sua provincia ottenendo una risposta concreta e molto sentita. L'orgoglio viene dunque dall'aver coinvolto tanti soggetti. Rivolgo così un sentito ringraziamento a coloro che hanno saputo farci raggiungere questo traguardo". 250.000 euro la cifra complessivamente raccolta, attraverso "semplici" donazioni ma anche iniziate organizzate "ad hoc" come un lotteria con quali 40.000 tagliandi staccati, i coupon raccolti presso i centri commerciali Iperal e svariati appuntamenti - pensati anche da aziende locali - conviviali, ludici o sportivi come il "tiro al piattello" citato dall'assessore regionale Antonio Rossi, elevato a volto promozionale del progetto. "La campagna è andata bene perché avete un bel testimonial" ha scherzato, rivolgendo i propri complimenti a tutti i 35.000 lecchesi messisi in moto per sostenere Cancro Primo Aiuto, oltre chiaramente alla Onlus stessa. Ricordando poi come per arrivare all'acquisto effettivo dell'acceleratore - l'apparecchio utilizzato per la radioterapia - servano effettivamente almeno due milioni di euro, l'ex olimpionico ha assicurato come anche Regione Lombardia farà ora la sua parte, garantendo che si farà portavoce di tale istanza al Presidente Maroni, titolare - ad interim - anche dell'assessorato alla Sanità. "La cifra raccolta non è secondaria" gli ha fatto eco il direttore generale dell'Asst di Lecco Stefano Manfredi. "Oltre a tale somma è importante anche l'azione di sensibilizzazione riguardo a questi temi, in una società sempre più personalista. Avete dato - ha detto rivolgendosi ai rappresentanti di Cancro Primo Aiuto - un segnale importante anche perché - facciamo i dovuto scongiuri - può capitare davvero a tutti di avere problemi di salute e di necessitare di strumenti come l'acceleratore attraverso i quali si raggiungono risultati prima inimmaginabili. Queste iniziative rendono la nostra comunità più unita e coesa" ha affermare, per poi metaforicamente chiosare: "ora resta da fare l'ultimo chilometro. Noi faremo la nostra parte, io cercherò di contribuire con le mie piccole remate al fianco dei possenti colpi di remi che saprà dare l'assessore Rossi".In senso orario: Antonio Bartesaghi, Carlo Soatti, Stefano Manfredi e Antonio RossiE un'immagine legata al mondo dello sport è stata scelta anche dal dottor Carlo Soatti, primario di Radioterapia, per descrivere l'acceleratore di cui ora dispone la sua struttura: "abbiamo una macchina del 1999, quando è stata acquistata era la Formula Uno di quel tempo. Oggi ha ovviamente la sua età. Un acceleratore è vecchio dopo 10 anni" ha ammesso, chiedendo ai presenti di paragonare le prestazioni di un moderno smartphone con quelle di un telefonino dei primi anni 2000. "Il nostro acceleratore lavora bene comunque - ha assicurato - ma avendo un processore di 10 anni fa ci mette molto di più di quanto ci metterebbe un apparecchio nuovo". Un moderno macchinario dunque potrebbe velocizzare i tempi, garantendo così anche la possibilità di effettuare più sedute giornalieri e di smaltire la "coda" perché - ebbene sì - al momento anche per accedere alla radioterapia al momento c'è una lista d'attesa con 90 pazienti. Ecco dunque perché la scelta di Cancro Primo Aiuto di investire le proprie energie proprio in una campagna volta a raccogliere fondi per un acceleratore, condotta a Lecco dopo aver già centrato l'obiettivo a Sondrio (e con due nuovi progetti in fase di lancio per il San Gerardo e il Niguarda)."Si tratta di un macchinario salvavita" ha riconosciuto l'amministratore delegato della Onlus, Flavio Ferrari. "Non abbiamo fatto una cosa di poco conto". Ora non resta altro che sperare di ritrovarsi al più presto tutti insieme per l'effettivo taglio del nastro. La palla passa alla Regione, la "partita" continua.
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