Il processo si è aperto – dinnanzi al collegio giudicante del Tribunale di Lecco in una formazione differente rispetto a quella attuale con il dr. Enrico Manzi presidente e, a latere, i colleghi Maria Chiara Arrighi e Salvatore Catalano – il 26 settembre del 2013. Quest’oggi, dopo due anni e cinque mesi, si è arrivati all’escussione… della seconda presunta persona offesa. Ebbene sì, nonostante il tempo trascorso e nonostante i fatti oggetto di contestazione risalgano ormai al lontanissimo maggio 2006, il procedimento a carico di quattro soggetti tacciati – a vario titolo - di estorsione per due episodi che, stando al quadro accusatorio, sarebbero stati commessi tra Osnago e Lecco, è ancora alle sue battute iniziali, dopo una lunga serie di rinvii per questioni meramente tecniche. E anche quest’oggi l’udienza è stata celebrata in assenza degli imputati che, fino ad ora, non sono mai comparsi al cospetto dei giudici lecchesi. Si tratta di Michele Pasqualone, all’epoca dell’arresto 64enne, originario di Anoia (Reggio Calabria) ma residente a Vasto, pluripregiudicato considerato il capo del gruppo, suo figlio Domenico, 44enne con casa a Sondalo in Valtellina, Domenico Graziano, 46 anni, nato a Crotone e abitazione a Eupilio (Como) e il napoletano Marco La Volla, 35 anni unico ad non essersi affidato all’avvocato Vito Zotti (dopo un carosello di legali) ma ad aver nominato il collega di studio Claudio Rea quest’oggi sostituito da Rosanna Pontieri.A monopolizzare l’attenzione, nella mattinata odierna, è stato il milanese Walter Falsoni, classe 1944, che non ha mancato di evidenziare come non abbia mai subito pressioni, avendo di fatto consegnato spontaneamente il denaro richiestogli da un proprio conoscente, allo scopo di dare un contributo nel ripianare un debito contratto con lo stesso da Roberto Contardo, allora fidanzato di sua figlia, anche nell’intento di far cessare la relazione esistente tra la ragazza e l’amato descritto ancora quest’oggi con termini poco lusinghieri. L’anziano, con piglio, dimostrando buona memoria nonostante sia stato chiamato a ricordare accadimenti di ormai dieci anni fa, ha raccontato di essere stato invitato, con una scusa, a portarsi una prima volta presso un capannone di sua proprietà sito in via Milano a Osnago dove ad attenderlo ci sarebbero stati tre soggetti che gli avrebbero spiegato – per sommi capi – l’urgenza che tale Fabio Bocco aveva di incontrare Roberto Contardo, fissandogli così un secondo appuntamento, nello stesso posto. “Lui era il mio concessionario di Napoli” ha spiegato il 72enne, argomentando di aver avuto, fino al 2005, una sua piccola azienda dedita alla commercializzazione di gommoni. “Si era fatto ingannare da Roberto Contardo che gli aveva chiesto delle macchine senza versare il contante” ha proseguito, fornendo chiaramente una propria versione della vicenda, ancora da chiarire nella sua interezza. “Era stato lui a mandarmi tre persone per chiedere di Contardo perché si era reso irrintracciabile”. Si arriva così al secondo incontro al quale sembrerebbero aver partecipato, oltre a Falsoni, le due “parti in causa”. Bocco avrebbe così fatto riferimento al credito di quasi 160-170.000 euro che vantava nei confronti del ragazzo, facendo un “elenco di vendite non andare a buon fine”. “Ti posso fare io 60.000 euro” avrebbe a questo punto asserito l’anziano sentito oggi in Aula, dichiaratosi poi “sicuro al 100%” di non aver subito pressioni per aprire il portafoglio, non portando così acqua al mulino della pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Paolo Del Grosso erede di un fascicolo confezionato dai colleghi della Procura di Vasto, in Abbruzzo, titolare di un’indagine più articolata di cui il “filone lecchese” rappresenta solo un minuscolo stralcio sul quale potrà essere fatta maggiore chiarezza non appena si riuscirà a sentire Roberto Cantardo. L’uomo infatti – detenuto a sua volta presso una casa circondariale friulana – anche quest’oggi, adducendo ragioni di carattere medico, ha optato per non presentarsi in Tribunale a Lecco. “Deve venire, questo è inaccettabile” ha però sbottato il presidente Manzi, dinnanzi al quale è già stato sentito Rino Cantardo, padre dell’uomo e terza presunta vittima dell’estorsione contestata ai quattro imputati per i quali si sta procedendo. Il processo è stato aggiornato al prossimo 7 luglio.© RIPRODUZIONE RISERVATA
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