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Colico: in quattro a processo per un terreno da ''livellare''

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L’intento della proprietaria di un campo situato a Colico, in base a quanto la stessa ha raccontato in Tribunale nella mattinata di venerdì, era quello di “livellare” il terreno per consentire ad appositi macchinari di raccogliere in maniera più efficace l’erba da trasformare in fieno.Qualcosa però non è andato per il verso giusto e in quattro – compresa la donna – sono finiti a processo con l’accusa di aver violato il Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, il Codice dei beni culturali e del paesaggio e le Norme in materia ambientale. Le accuse riguardano nello specifico l’aver eseguito le opere in assenza di autorizzazione o in difformità da essa nonchè la gestione di rifiuti non autorizzata. Il terreno in questione, a seguito di un sopralluogo del Corpo Forestale, era stato posto sotto sequestro.Di fronte al giudice Maria Chiara Arrighi e al Pubblico ministero Pietro Bassi, sono stati due degli imputati a raccontare la loro versione dell’accaduto.“Ho ereditato il terreno da mio papà, era in uso per fare il fieno ma più nessuno lo taglia a mano. Per questo ho deciso di livellarlo, per poter effettuare il lavoro a macchina. Mi sono informata in comune per i permessi e mi hanno spiegato quale tipo di documentazione serviva” ha spiegato la proprietaria del campo. “Un giorno ho incontrato un ragazzo del paese, che trasporta terra. L’ho portato al terreno e gli ho fatto conoscere l’ingegnere che avrebbe seguito i lavori per conto mio, dicendogli che dovevo aspettare l’ok del comune per procedere. Non gli ho più chiesto nulla, l’ho incontrato nuovamente quando la Forestale mi ha convocato e ho saputo quello che era successo. Ha fatto tutto lui di sua spontanea volontà”. Il giovane in questione figura tra gli imputati, al pari dell’ingegnere interpellato dalla donna – difeso come lei dall’avvocato Sergio Sartori - che ha reso la sua testimonianza in aula. “La signora è da anni cliente del mio studio, ho presentato le istanze per l’avvio dell’attività e l’autorizzazione ambientale, e ho conosciuto la persona che avrebbe operato per portare al campo la terra necessaria al livellamento del terreno” ha spiegato in aula il professionista. “Il tutto era ancora in una fase iniziale, non erano state effettuate nomine per i lavori”.Bruno Mazzina, responsabile dell’ufficio tecnico di Colico, ha spiegato che l’intervento previsto su quel terreno riguardava un “riporto minimale” di terreno, per consentire – livellando mucchi di terra di circa 50 cm di altezza presenti, con l’aggiunta di altro materiale – di ottenere un piano di campagna per l’agricoltura.“L’area è situata nella fascia di rispetto di un corso d’acqua, assoggettata quindi al vincolo paesaggistico. La commissione comunale aveva dato parare favorevole, e la pratica era stata trasmessa alla Sovrintendenza di Milano. Il parere in merito non era ancora stato rilasciato, quando la Forestale ha posto l’area sotto sequestro. Il luogo è stato poi ripristinato”.A difendere i due uomini indicati quali esecutori materiali dell’intervento è l’avvocato Caterina Busellu.Il giudice Maria Chiara Arrighi ha rinviato il processo al prossimo 10 giugno.

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