Una totale mancanza di organizzazione interna, che avrebbe portato a conseguenze sia sulla produzione – con il rischio di perdita dei clienti e di paralisi per mancanza di materiali – che sulle condizioni di lavoro dei dipendenti, tra cui dall’inizio del 2016 si sono verificati 13 licenziamenti, che si aggiungono ai 50 dell’intero 2015. È questa la causa delle svariate problematiche denunciata nella mattinata di oggi dai lavoratori della Gilardoni Spa di Mandello del Lario, azienda attiva sul territorio dal 1947 e specializzata nella produzione di macchinari diagnostici, che oggi conta circa 140 dipendenti. Un folto gruppo di loro ha manifestato nella piazza del comune, distribuendo alla popolazione un volantino che riporta le loro contestazioni nei confronti della dirigenza rappresentata da Cristina Gilardoni, classe 1933. Emilio Castelli e Fabio AnghileriTra queste, la mancanza di personale in ruoli dirigenziali strategici come quelli della ricerca e sviluppo, commerciale, responsabile qualità, sicurezza, controllo gestione e programmazione, ufficio acquisti, assistenza tecnica. Ma anche, e soprattutto, l’impossibilità di avere un confronto costruttivo con la direzione, e una serie di comportamenti e vessazioni che hanno portato molti dipendenti ad andarsene. “La situazione è esplosiva, proprio questa mattina un lavoratore è stato licenziato senza alcuna spiegazione” ha spiegato Emilio Castelli, funzionario Fim Cisl presente al presidio unitamente a Fabio Anghileri, Fiom Cgil. “C’è grande preoccupazione perché dai 218 dipendenti del 2011 si è passati ai 140 di oggi, e la situazione interna è molto difficile. I lavoratori vengono spostati da una mansione all’altra, non vengono riconosciuti i loro diritti in termini di permessi e ferie. Molti ruoli dirigenziali non sono più coperti, non sanno a chi rivolgersi. Oggi inizia con loro un percorso perché questa situazione di “implosione” interna e di sfruttamento delle persone venga a galla”. “La maggior parte dei licenziamenti si è verificata negli uffici, dove oggi sono rimasti in una decina” ha spiegato Anghileri. “Abbiamo assistito lavoratori che hanno impugnato queste decisioni, poiché effettuate senza giusta causa”. I problemi non riguardano gli stipendi, regolarmente pagati, ma l’organizzazione interna. “Veniamo insultati quotidianamente, senza motivo. Ci vengono messe le mani addosso. La dirigente e il responsabile del personale fanno quello che vogliono, c’è un clima di terrore” è stata la sofferta testimonianza dei lavoratori presenti di fronte al comune. “I permessi per le donazioni Avis non ci vengono riconosciuti, ce li troviamo in busta paga come assenze ingiustificate. Veniamo spostati da una mansione all’altra, i clienti non trovano chi risponda loro al telefono e chiedono spiegazioni a noi, e inevitabilmente il lavoro cala. È una azienda allo sbando, l’impressione è che non si voglia fare nulla per salvarla. Siamo preoccupati per il nostro futuro”. Lo stabilimento di Mandello“Ho ricevuto 110 lettere con provvedimenti disciplinari, e sono stato sospeso per 36 giorni. Non ho potuto parlare con lei, non mi voleva vedere. Alla fine mi sono licenziato, come altri” ha spiegato un ex dipendente. “Lavoro qui da 42 anni e questa estate andrò in pensione, sono qui perché non su può essere indifferenti ad una situazione simile, si tratta di una azienda sana, è ridicolo. Speriamo che con il coinvolgimento delle istituzioni e della Camera di Commercio qualcosa possa cambiare” ha spiegato un lavoratore prossimo alla pensione. I funzionari sindacali hanno incontrato il sindaco Riccardo Fasoli per metterlo al corrente della difficile situazione.Lo spazio è a disposizione per eventuali repliche o precisazioni
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