Assolta perché il fatto non costituisce reato. Si è concluso con questa sentenza, pronunciata nella mattinata di oggi dal giudice Salvatore Catalano, il processo intentato nei confronti dell’agente della Polizia locale di Lecco Elena Raschetti, accusata di “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici” a seguito di un episodio che ha coinvolto Armando Volontè, allora assessore comunale. La sentenza di assoluzione è giunta a distanza di oltre tre anni da quel 4 dicembre 2012, quando la donna in prossimità di Piazza Lega Lombarda si è rivolta all’ex membro della Giunta – il quale alla guida di un furgone si apprestava ad invertire il senso di marcia – segnalandogli il divieto di effettuare una manovra di quel tipo. Come ha sottolineato in aula l’avvocato Fabrizio Consoloni, associandosi alla richiesta di assoluzione già pronunciata dal Pubblico ministero Mattia Mascaro in una precedente udienza, la “versione dei fatti” raccontata in aula da Volontè – che non si è costituito parte civile nel processo – presenta incongruenze con quanto sottoscritto nella querela nei confronti della donna. “Egli ha detto di essersi fermato molto prima delle strisce pedonali, un’affermazione smentita dai filmati delle telecamere di sorveglianza e di aver risposto all’agente in modo veloce dicendole di prendere atto di quello che gli aveva detto. Ma le riprese mostrano che i due hanno parlato più a lungo e a seguito di quell’episodio – come spiegato anche dal comandante della polizia locale Franco Morizio – l’agente è rimasta a casa in malattia poiché stava molto male”. La donna era rimasta coinvolta in un incidente stradale tempo prima, riportando conseguenze alla colonna vertebrale. “Un problema fisico che, a causa di un movimento improvviso che l’agente ha effettuato in occasione di quell’episodio, si è riacutizzato, tanto che le sono stati prescritti farmaci a base di codeina” ha spiegato il legale difensore in aula. “Mentre si trovava a casa in malattia le è stata sollecitata, da parte del comandante Morizio, l’annotazione di servizio su quello che era accaduto. Un documento scritto senza aver visionato i filmati delle telecamere e in una condizione fisica delicata. Nei giorni successivi all’episodio, inoltre, la mia cliente è stata danneggiata da affermazioni riportate da alcuni giornali locali, per le quali è in atto un procedimento presso il Tribunale di Milano”. A seguito dell’assoluzione da parte del giudice perchè il fatto non costituisce reato, come richiesto dall’avvocato Consoloni, egli ha dichiarato: “sono soddisfatto dell’esito del processo, dimostra che Elena Raschetti non ha dichiarato il falso in atti pubblici, un’accusa tra le più gravi per un agente di Polizia locale. Una condanna in questo senso avrebbe potuto pregiudicare la carriera della donna, peraltro già sottoposta ad una vera e propria gogna mediatica per questo episodio”.
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