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Valmadrera: l'imprenditrice Maria Vassena lascia il carcere, il gip dispone i domiciliari

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La richiesta era stata presentata già lunedì mattina. Il pubblico ministero titolare del fascicolo, il dr. Giuseppe Rose, valutata la questione, aveva espresso parere negativo, evidenziando come - nonostante le dichiarazioni rilasciate dell'indagata in sede di interrogatorio di garanzia - a suo giudizio non fossero venute meno le esigenze cautelari, sottolineando - al contrario - come le stesse fossero rimaste del tutto invariate. Quest'oggi il gip, accogliendo la tesi sostenuta dall'avvocato Stefano Pelizzari, legale della donna, si è invece espresso ordinando la scarcerazione di Maria Rita Vittoria Vassena, la legale rappresentante dell'azienda di famiglia con sede a Valmadrera, in via IV Novembre, finita dietro le sbarre la scorsa settimana all'esito dell'inchiesta "Metal Business", condotta dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Como. Ritenute infatti attenuate le esigenze cautelari, è stata disposta la modifica della misura concedendo alla 58enne gli arresti domiciliari. Rimane ora da valutare se proporre o meno il riesame.17 - a vario titolo - le persone segnalate all'autorità giudiziaria dai baschi verdi quali ipotizzati affilati della presunta associazione per delinquere costituita - stando al quadro accusatorio - dall'imprenditrice con casa a Mariano Comense e attività, nella campo della raccolta e del recupero di rottami ferrosi e non, a Valmadrera in concorso con altri 6 soggetti, destinatari il 14 gennaio di ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere o ai domiciliari: il 72enne Cesare Diotti e di suo figlio Samuele (46 anni, con residenza in Svizzera) dell'omonima azienda di Erba, del consulente tributario Claudio Levrè di Lipomo e dei signori Giuseppe Anzalone (classe '65, di Seregno), Giuseppe Capparotto (classe 1963, di Vicenza) e Massimiliano Provasi (classe 1970, con casa a Barlassina). I sodali - in base alle risultanze emerse nel corso di ogni due anni d'indagine - sarebbe stati dediti alla commissione di numerosi reati di natura fiscale, mediante la così detta "frode carosello". In particolare, società "cartiere" - anche di diritto estero - si sarebbero interposte fittiziamente nelle cessioni e negli acquisti di materiale ferroso tra la Vassena srl, fornitrice in nero, ed altra impresa - la Diotti - destinataria finale della merce illecitamente commercializzata. Avrebbero emesso cioè fatture per operazioni inesistenti, caricando su di sé il debito fiscale relativo all'iva sulle operazioni, salvo poi scomparire o comunque non ottemperare ai versamenti dell'imposta e agli altri obblighi fiscali, così consentendo alla società cliente finale di giustificare contabilmente acquisti di merce di rilevante entità, a prezzi concorrenziali, grazie all'annotazione di costi fittizi, con il conseguente indebito abbattimento del reddito. Nel complesso, le indagini avrebbero permesso di accertare l'emissione e l'annotazione di fatture operazioni inesistenti per un totale di quasi 220 milioni di euro, l'evasione di IRES per circa 50 milioni di euro, e di IVA per 1 milione e 200.000 euro, nonché la sottrazione a tassazione di 22.588.299 di euro di ricavi.

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