Ambrogio SalaCommentare la riunione di mercoledì 13 gennaio all’Auditorium di Merate non è semplice. Va detto che la risposta di pubblico è stata veramente notevole. Oltre agli operatori del settore, è stata massiccia anche la presenza dei cittadini e degli amministratori locali.Sul Mandic si è capito che, forse, un “contenimento” del fenomeno di essere utilizzato con “magazzino” per le macchine e il personale dai capidipartimento di Lecco sarà più limitato rispetto al passato. Non è solo una dichiarazione del nuovo Direttore Generale Manfredì, ma è cambiata la logica sottesa alla legge 23/2015.Ci si dovrebbe incanalare in una logica dove l’ospedale è solo per gli acuti e il territorio dovrebbe essere servito anche al fine di evitare ricoveri impropri e, inutilmente, costosi. La logica dell’integrazione sta tutta lì. Ovviamente un cittadino a casa sta meglio rispetto ad essere ricoverato. Non è, quindi, un problema solo di soldi. La sfida sulla sanità nel nostro territorio è più che mai aperta. Dai discorsi del consiglieri regionali si è capito che non ci saranno risorse aggiuntive. Il ragionamento è ristrutturare l’organizzazione e la spesa dentro i due ospedali dell’ASST. Applicando il Regolamento Nazionale sulla Rete Ospedaliera si vede che abbiamo due ospedali di primo livello con bacini numericamente differenti e chi dovrebbe essere maggiormente ridimensionato è il Manzoni. Non escludo resistenze da parte dei capi dipartimenti e, quindi, difficoltà che potrebbero coinvolgere il Mandic.Uscire dall’emergenza al nostro ospedale non sarà né veloce e neppure semplice. In questo periodo con le temperature rigidissime i reparti saranno stati pieni perché i parenti non sanno dove portare i famigliari. Non c’è nessun presidio ospedaliero territoriale e il medico di base e l’ADI, ora come ora, non possono arrivare dappertutto.Va,quindi, aperto tutto il fronte della medicina territoriale: dai P.O.T., alla specialistica ambulatoriale e al fronte dei medici di base.Se vogliamo che il Mandic sia un forte ospedale per acuti dobbiamo creare una rete sul territorio. Anche qui i Comuni hanno un ruolo. Sono un presidio essenziale per prevenire che la fragilità sociale si trasformi in fragilità sanitaria. Devono svolgere, tramite Retesalute, un ruolo di conoscenza e di raccordo con l’area sanitaria e sociosanitaria. Il cammino non è semplice. C’è un problema di piena applicazione dello Statuto di Retesalute che va affrontato il più presto possibile, ma c’è anche un altro problema molto più complicato: il resto del territorio provinciale ha in mente uno scenario molto diverso dal nostro dove, per semplificare, tutto, compresa la programmazione, è affidato all’esterno dei poteri comunali. C’è anche una non attenzione al nostro distretto. Il primo incontro degli “Stati Generali del Welfare” della Città di Lecco che ha per tema il lavoro non prevede alcuna presentazione di esperienze della Brianza. Eppure un po’ tutti i Comuni del nostro territorio hanno lavorato per dare risposte alla crisi occupazionale ed economica. So di Casatenovo e Paderno. Ad Olgiate abbiamo fatto lavorare temporaneamente circa 40 persone. Il cammino di confronto tra le due realtà provinciali va affrontato senza, però, che noi si debba riconoscere a priori i “proclami” provenienti da Lecco. C’è un rischio anche per gli organismi di rappresentanza dei Comuni: che siano scavalcati o, più probabilmente, si inizi un processo di estraneazione e di ritorno dentro il proprio ambito municipale.Come ho cercato di spiegare l’incontro ha avuto un effetto positivo. Ha dimostrato anche a chi non lo voleva che il territorio e il personale del Mandic ci sono e sanno anche parlare. Ma il cammino è ancora lungo: il Pronto Soccorso ha ancora gli stessi problemi, i primari non ci sono. I prossimi mesi saranno decisivi.
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