Spettabile Redazione, Caro Direttore,l’altro giorno, mentre uscivo da una ricevitoria, dove avevo giocato una schedina da tre euro, mentre uscivo con ancora in mano la ricevuta, incrocio una “vecchietta” simpatica, sembrava molto più adulta di me ottantaduenne e me ne scuso per averlo pensato e scritto.Giovanotto, mi apostrofa, ha fatto bene a giocare, perché con i suoi tre euro ha contribuito ad arricchire il monte premi, permettendo a numerosi italiani di sognare una vincita milionaria e sentirsi ricchi in un momento di abbandono generale; il gioco, senza esagerare, in questo momento è come una cassa mutua, tanti versano nella speranza di ritirare. Incredulo ho continuato ad ascoltarla attentamente e, una volta rientrato a casa, riflettendo mi sono detto. Tutto sommato, aveva ragione: tre euro non sono un vizio. Terminando, ci siamo poi salutati declinando i nostri dati anagrafici; per la verità il vecchio ero io, perché lei aveva da poco tagliato il traguardo dei settantotto molto lucidi in considerazione del suo pensiero ben esposto.Cordialmente
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