"La contenzione si nasconde nei luoghi della cura. Una pratica che è il terrore e l'incubo di uomini e donne, di vecchi e bambini, di tutti quelli che vivono la fragilità delle relazioni, il dolore della solitudine, l'isolamento, il peso insopportabile della loro esistenza.La contenzione non solo impaurisce, ferisce, umilia chi la subisce, ma anche gli operatori sanitari (medici, infermieri) che, non più soggetti portatori di competenze, affettività, relazioni, sono ridotti a un ruolo di freddi custodi. Bisogna liberare entrambi, abolendo le fasce. La rabbia, il dolore, l'impotenza, l'umiliazione che le persone legate devono vivere sono così profondi che a fatica riescono a raccontare... Nel nostro Paese, in gran parte dei servizi psichiatrici ospedalieri di diagnosi e cura, la contenzione è pratica diffusa, come denuncia il Comitato Nazionale per la Bioetica.... Eppure ci sono luoghi in Italia dove è stata abbandonata, le porte sono aperte. Luoghi dove sono evidenti pratiche e organizzazioni dei servizi rispettosi della persona, della dignità e dei diritti di tutti, utenti e operatori...".Questo uno dei passaggi principali dell'Appello della Campagna nazionale per l'abolizione della contenzione, dal titolo "... e tu slegalo subito!" che verrà presentata anche a Lecco mercoledì 27 aprile 2014 alle ore 20.30 nella Sala don Ticozzi di Via Ongania 4, per iniziativa del Forum Salute Mentale di Lecco.La serata si aprirà con la proiezione del film "87 ore" che racconta gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni, morto il 4 agosto 2009, dopo 5 giorni di contenzione nel reparto psichiatrico dell'Ospedale di Vallo della Lucania.Seguirà l'intervento del Magistrato Francesco Maisto, fra i promotori della campagna.IL FILM (dal sito web di RAI 3: DOC 3)87 ORE sono quelle registrate dalle telecamere di sorveglianza all'interno del reparto psichiatrico di un ospedale pubblico a Vallo della Lucania. 87 ore in cui medici e infermieri sorvegliano a distanza i pazienti e tra loro Francesco Mastrogiovanni , maestro elementare , che dal reparto non uscirà vivo dopo cinque giorni di un trattamento sanitario obbligatorio che si trasforma in un trattamento di tortura e in un reato di omicidio. Il film di Costanza Quatriglio ricostruisce attraverso i video acquisiti nel processo le tappe di questo percorso crudele , disumano e illegittimo. Dall'arrivo in ospedale al letto di contenzione con le caviglie e i polsi legati da cinghie per cinque giorni ininterrottamente , Francesco non verrà mai visitato, mai curato o nutrito , mai neanche lavato. Un lager dei nostri giorni nella civilissima Italia, all'interno di un'istituzione pubblica messo a nudo da telecamere di sorveglianza che sempre di più contribuiscono a far luce su atti criminosi. Il film parte da un soggetto della regista , di Luigi Manconi e di Valentina Calderone dell'Associazione A Buon Diritto, è patrocinato da Amnesty International e coprodotto RAI3 e DOCLAB di Marco Visalberghi. Un documentario unico nel suo genere, un documento prezioso per far luce su quel reparto psichiatrico e aprire una seria discussione sulla legittimità dell'uso della contenzione fisica nei reparti psichiatrici degli ospedali e sull'esito sempre più frequentemente negativo dei trattamenti sanitari obbligatori.COSTANZA QUATRIGLIO ha esordito nel 2003 con il film L'isola alla Quinzaine de relaizateurs del festival di Cannes. Nel 2009 al festival internazionale di Locarno ha presentato ne l'Evento Speciale il documentario - trasmesso su Rai Tre da Doc3 - Il mio cuore umano sulla cantante italiana Nada Malanima. Nel 2013 ha diretto Terramatta, vincitore del Nastro d'Argento come Miglior Documentario 2013.IL MAGISTRATOFrancesco Maisto, dal 2008 al 2015 presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, viene dalla Procura generale di Milano. Esperto di droga e criminologia clinica, autore di libri,è in magistratura dal 1974 e ha seguito i processi d'appello di Tangentopoli. E' stato per dieci anni giudice di sorveglianza a San Vittore negli anni di piombo, negli anni delle rivolte. Ha lavorato anche al Tribunale dei minori di Milano e al Tribunale di Napoli, dove è stato il giudice istruttore nel processo contro i terroristi dei Nap. Da sempre impegnato per la difesa dei diritti in carcere, il suo nome è legato soprattutto alla nascita della legge Gozzini. Ha lasciato la magistratura con una citazione evangelica, cui ha affidato il proprio pensiero sull'amministrazione penitenziaria: "Non si può mettere vino nuovo in otri vecchi. Ogni tanto spira qualche idea nuova, qualche buon progetto. Ma mentalità e strutture, a mio avviso, restano vecchie". E' tra i promotori della campagna nazionale contro la contenzione "...e tu slegalo subito".
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