"Da giugno 2013 ad oggi 600 ragazzi sono stati coinvolti in esperienze lavorative e tirocini individuali sul territorio lecchese. 6.400 aspettano ancora di alzarsi dalla panchina". In questa frase di Silvia Negri, che unitamente a Cesare Colombo ha introdotto la serata promossa da Azione cattolica del Decanato di Lecco e associazioni a Valmadrera "7.000 in panchina... Parti o resti?", è racchiusa la situazione attuale dei "neet", acronimo di "Not (engaged) in Education, Employment or Training", quella cioè di giovani che non sono impegnati nello studio né cercano o hanno un lavoro. Sono 7.000 sul nostro territorio, una problematica sociale che è stata affrontata al centro Fatebenefratelli con una modalità originale che ha coinvolto in prima persona il pubblico presente, ben distante dai freddi report numerici delle statistiche legate all'economia del territorio. VIDEO"La disoccupazione è diretta conseguenza della crisi economica, gli enti pubblici hanno sempre meno fondi a disposizione, e la scuola appare oggi inadeguata a rispondere alle sfide delle generazioni future. La comunità di oggi è pronta a scendere in campo?" è stato il quesito posto da Silvia Negri all'inizio dell'incontro che ha visto la partecipazione di diverse persone coinvolte più o meno direttamente nella delicata tematica. Attraverso un video è stato illustrato "Voliamo Alto", gruppo variegato di pensiero e lavoro che coinvolge diverse realtà nella sfida contro il congelamento di progetti e prospettive derivante dall'assenza di una prospettiva.Silvia Negri e Cesare ColomboÈ stato Gigi Maniglia, responsabile del laboratorio teatrale della Comunità di Via Gaggio, a coinvolgere gli spettatori rendendoli "scultori" di opere in cui i protagonisti sono persone reali, per rappresentare la tematica. Diversi gli aspetti che ogni persona evidenzia nel fenomeno dei neet: c'è chi vede i ragazzi come persone svogliate, viziate, ai quali i genitori non hanno mai detto di no, ma anche chi ha una prospettiva positiva in cui l'adulto può fare la sua parte per risolvere il problema, attraverso l'esempio e il coinvolgimento. Gigi Maniglia e Antonio"Faccio lavoretti saltuari in giro, non sono una persona che riesce a stare ferma con le mani in mano. Ma non è facile, ogni mese all'ufficio di collocamento la risposta è sempre la stessa, disponibilità e gentilezza a volte latitano, e ti passa anche la voglia di andarci" è stata la testimonianza di una ragazza presente alla serata. Si è messo invece già in proprio insieme ad un'altra persona Antonio, 25 anni, che il mestiere dell'idraulico lo ha imparato da suo padre ed è già diventato papà a sua volta. "Insegno anche all'Aldo Moro, forse ai ragazzi di oggi serve solo un po' di motivazione. Io sono stato fortunato, mi sono stati trasmessi la passione per il lavoro e ho ben chiari i miei obiettivi. Ora che sono in proprio, il mio lavoro mi dà grande soddisfazione". Proprio allo scopo di dare ai giovani una motivazione è stato promosso sul territorio di Lecco il progetto Loving Land, basato sul lavoro come strumento educativo. Emanuele Giacomelli e Bruno Corti"Nei distretti di Lecco, Merate e Bellano abbiamo coinvolto oltre 600 giovani, erogando 281.000 € in contributi spese per il loro impegno" hanno spiegato Bruno Corti e Emanuele Giacomelli, coinvolti nel progetto. "Questa situazione è il frutto di politiche mancate, ma mettendo in rete più persone ed enti è possibile ridare una motivazione identitaria ai ragazzi, che si riconoscono in ciò che fanno. Il modello alla base del progetto è quello di un welfare di comunità generativo, affiancato dai living lab, cioè laboratori di comunità rivolti anche alle famiglie. La sfida è proprio quella di coinvolgere i giovani per farli crescere, con esperienze di pre lavoro, ma anche tirocini individuali e micro imprenditorialità". Un progetto che necessita di fondi, e per questo è attivo un apposito fondo a cui chiunque può contribuire. "La voglia di fare non manca a questi ragazzi, ma dobbiamo essere pronti a raccoglierla nel modo giusto". L'unico modo per farlo è grazie al coinvolgimento di aziende, istituzioni, volontari, famiglie che si mettano in gioco in prima linea, perché i ragazzi lecchesi si alzino da quella panchina.
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