Ultima pagina del diario di bordo della classe 3^B del Parini, in viaggio d'istruzione in Sicilia nell'ambito del Progetto Educazione alla Legalità promosso da Libera e dall'Arci di Lecco. E' terminata infatti la gita in terra di mafia ma prima di lasciare l'isola i ragazzi sono stati protagonisti di un'altra intensa giornata, tra cultura, ricordo e... una capatina al mare.Ecco il loro racconto, scritto - come sempre - in maniera assolutamente piacevole da leggere.Questa mattina, 15 aprile 2016, siamo partiti da Corleone e abbiamo salutato con dispiacere Lina, Franco, Salvatore e Calogero che ci hanno accolto nella struttura della cooperativa e coccolato con l'ottima cucina e la loro disponibilità. Siamo così partiti per Palermo, tappa conclusiva del viaggio d'istruzione.Accompagnati dalla nostra guida Ornella, abbiamo visitato la Cappella Palatina, all'interno del Palazzo dei Normanni. Siamo rimasti abbagliati dallo splendore dei mosaici dorati, dai marmi policromi provenienti dall'Egitto e dal Pantocratore benedicente, presente nella cupola e realizzato secondo i canoni bizantini, immagine ripetuta nell' abside centrale per accogliere chi entra. Di fattura araba è il soffitto a muqarnas sopra la navata centrale: un unicum nella decorazione islamica per la presenza di figure umane in un luogo di culto.La costruzione della cappella, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, risale al 1130 , anno di incoronazione di Ruggero II a re di Sicilia. Essa aveva la duplice funzione di luogo di culto personale del re e luogo di attività politica e di ricevimento .Abbiamo concluso la visita del Palazzo Reale con delle guide speciali:gli alunni di una scuola media della città. Infatti, per tre giorni a partire da oggi, Palermo si anima con il progetto "Palermo apre le porte - La città adotta un monumento": ogni scuola, dalla primaria ai licei, adotta un monumento di Palermo e prepara i propri alunni ad una conduzione in staffetta della visita.All'interno, tra le tante, la Sala di Ruggero, è la stanza che presenta i mosaici più raffinati: dal soffitto con grifoni, aquile e leoni, simboli del potere, ai pavoni, simbolo della vita , alle palme, simbolo della rinascita e dell'immortalità, delle pareti laterali .Nel pomeriggio, dopo un pranzo a base di panelle e granite, abbiamo visitato il Duomo, che è sembrato piuttosto spoglio e disadorno rispetto agli edifici precedenti. Vi abbiamo ritrovato l'immagine del Cristo Pantocratore e siamo rimasti folgorati dallo splendore dell'altare in argento sbalzato di santa Rosalia, patrona della città per averla liberata dalla peste del 1624. Procedendo, siamo rimasti sorpresi nell'individuare sul pavimento una meridiana, segnalata da una targa in latino che la colloca all'inizio del 1800.Nella prima navata, abbiamo visto la tomba di Don Giuseppe Puglisi, il sacerdote "martire della mafia" come riporta l'epitaffio, ucciso nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno e proclamato " beato" per il suo martirio il 25 maggio 2013.Nell'ultima parte del pomeriggio ci siamo recati in via d'Amelio, dove il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta persero la vita in un attentato di stampo mafioso. L'emozione è stata forte: alla realtà del luogo si sovrapponevano le immagini dei libri e dei filmati studiati e visionati. E ognuno di noi ha voluto lasciare un pensiero tra i rami di quell'ulivo, simbolo di strage e di pace, dopo aver letto uno ad uno i nomi delle vittime ricordati della targa posta ai piedi dell'albero .Come in processione abbiamo percorso la breve distanza che separa via d'Amelio da via Notarbartolo (un nome, un destino), luogo dell'abitazione di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, dove una pianta di Magnolia,che si alza per cinque piani, è diventato "l'albero di Falcone" e della moglie e degli uomini della scorta che con lui morirono nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. Tra i tanti messaggi, alcuni dei quali ci hanno commosso, abbiamo lasciato il nostro e abbiamo riflettuto su una considerazione comune: Falcone e Borsellino, giganti della nostra storia recente, non vivevano in castelli, ma in condomini come quelli in cui abitiamo noi. Erano uomini comuni, eppure sono stati così grandi: ognuno di noi, nel suo piccolo, può essere grande.Non potevamo lasciare la Sicilia, senza rivedere il suo mare: siamo così andati a Mondello, cittadina balneare a pochi chilometri da Palermo. Lì abbiamo potuto godere degli ultimi raggi di sole e deliziarci di arancini e panelle.Siamo giunti in aeroporto che era ancora giorno e a malincuore ci siamo congedati da Ornella, da Luca, l'autista che ci ha accompagnato in questo particolare tour, e dalla Sicilia.Prima di concludere l'ultima pagina di diario, vogliamo ringraziare, anche da parte delle nostre insegnanti, tutti coloro che hanno reso questo viaggio un'esperienza indimenticabile.
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