Cuore e diabete, due elementi strettamente interconnessi tra loro. E' stato il tema al centro dell'incontro che si è tenuto nei giorni scorsi presso l'aula magna dell'ospedale Manzoni di Lecco. In "cattedra" sono saliti il dottor Pier Franco Ravizza, responsabile del Centro Riabilitativo Cardiologico dell'ospedale lecchese e il dottor Gianni Balza, diabetologo del presidio di via dell'Eremo. Prendendo in prestito le parole del primo professionista, "il miglior diabete è quello che riusciamo ad evitare": la dieta quotidiana e un sano esercizio fisico sono una prevenzione fondamentale ma nuovi sviluppi terapeutici, sempre più innovativi, si stanno affacciando nella cura di questa malattia cronica che porta a un'elevazione impropria del livello di glicemia nel sangue.Il dr. RavizzaDue sono i parametri che i medici utilizzano per considerare un paziente diabetico (nella serata si è parlato in prevalenza del tipo 2 o mellito che è un difetto progressivo della secrezione insulinica): il livello di glicemia, un valore istantaneo che, se compreso tra i 100 e i 125 mg/dl, porta a considerare maggiore il rischio di far diventare "conclamata" la malattia. Se, a distanza di due ore da un carico orale di glucosio, la glicemia è compresa tra 140 e 200 mg/dl, si inizia a considerare la persona nella fascia pre-diabetica. L'altro parametro da monitorare è l'emoglobina glicata, indicatore medio che, se oltrepassa il 6.5%, contribuisce a rafforzare la diagnosi di diabete. Serve per monitorarne il livello, ma negli ultimi anni viene usata anche nella diagnostica.Dai dati del territorio lecchese degli anni duemila, emergeva che solo il 4.4% (14.600 persone su 335.000 assistiti dall'Asl di Lecco) della popolazione era diabetica (si viene considerati tali dopo aver ottenuto il cartellino di esenzione sanitaria). "Tuttavia il dato sarebbe sottostimato, in quanto sembrerebbe che il pre-diabete riguardi circa il 50% degli over-65 e che in circa un terzo si trasformi in diabete in cinque anni" ha specificato Ravizza che si è concentrato su come contrastare questa evoluzione."L'inadeguatezza metabolica del pancreas parte molto tempo addietro, fino a vent'anni prima: in questo tempo, è lecito pensare che se tengo sotto controllo i fattori di rischio e obesità, faccio qualcosa di utile per evitare lo sviluppo del diabete. Quando la malattia inizia ci sono già la pressione alta, le anomalie dell'elettrocardiogramma, l'alterazione della circolazione nelle arterie periferiche. Il diabete e i danni cardiovascolari sono interconnessi: nei diabetici si è registrato 30-40% di morte in più rispetto ai non diabetici perchè la malattia altera la struttura basale portando danni in tutti i tessuti" ha proseguito il medico, illustrando come, tra l'altro, la presenza di fattori di rischio possa moltiplicare il rischio di morte cardiovascolare. Il dr. BalzaAl contrario, gli stili di vita corretti, in termini di alimentazione e riduzione di apporto di carboidrati, sarebbero in grado di fare molto per ridurre la comparsa della malattia. "Secondo stime ragguardevoli, il 70% delle persone che adottano uno stile di vita sano ridurrebbe la comparsa del diabete" ha precisato il responsabile del centro riabilitativo cardiologico. Oltre a praticare almeno una mezz'ora di attività fisica aerobica quotidiana, sarebbe importante conoscere l'indice glicemico (definita come il rapporto tra la glicemia misurata dopo il consumo di un alimento e quella misurata dopo un carico standard, moltiplicato per cento) degli alimenti e mettere in pratica il suo utilizzo nella dieta. Occorre però fare una distinzione con il carico glicemico, vale a dire l'indice glicemico corretto per la quantità di alimento. L'indice glicemico varia in base al tipo di alimento, ma il carico di una pietanza dipende da qualità e quantità dell'alimento: per esempio, i cibi ad alto contenuto glicemico possono essere assunti, ma in quantità limitata, mentre cibi con un indice glicemico contenuto possono incidere parecchio sulla glicemia se assunti in grandi quantità."Il controllo dell'indice glicemico (IG) è fondamentale per controllare il diabete conclamato, ma è importante nelle condizioni pre diabetiche (soprattutto nel genere femminile e in gravidanza) e utile per chiunque sia interessato ad una dieta sana: un basso IG si ottiene con dieta ricca di fibre, legumi, carboidrati integrali" ha concluso Ravizza, lasciando la parola al dottor Balza."Il diabete è una malattia metabolica che deve essere curata perché diventa una malattia cardiovascolare con rischio di ictus, infarti..." ha esordito il diabetologo, precisando come la "terapia debba prendere in considerazione in maniera sartoriale un paziente". Una terapia su misura, dunque, per il diabete di tipo 2 che rappresenta oltre il 95% della popolazione diabetica. Sono quasi una decina le cause di malfunzionamento degli organi che portano, come risultato finale, alla malattia. Sulla base delle stime presentate, in Italia dovrebbero esserci 2,8 milioni di diabetici, ma un terzo di questi non saprebbe di averlo. "Oltre all'insulinoresistenza e all'insulinopenia, ci sono una serie di altri organi coinvolti nella genesi del diabete di tipo 2" ha proseguito il dottor Balzi.Attualmente sono cinque gli ipoglicemizzanti orali prevalentemente utilizzati per il trattamento della malattia: biguanidi (metformina), sulfaniluree, glinidi, inibitori di alfa-glucosidasi e glitazoni (pioglitazone). Sono però apparsi nuovi farmaci che vanno ad agire sulle incretine, ormoni di cui i diabetici sono carenti. "Il cibo che entra nell'intestino quando mangiamo stimola la produzione di questi ormoni che a loro volta stimolano la produzione del 50% di insulina" ha spiegato il diabetologo. Due sono le classi di farmaci in commercio che agiscono diversamente sulle incretine: quelli orali, che riducono la distruzione di quello che viene prodotto con il cibo e le iniezioni sottocute, considerate la variante sintetica dell'ormone che il diabetico produce in quantità ridotta. "Le nuove terapie sono molto efficaci nel ridurre la glicemia e il peso e sono sicure nei confronti dell'ipoglicemia" ha detto Balza, facendo conoscere anche il glifozine che riduce la glicemia aumentandone la secrezione con la diuresi. In sostanza, la terapia del diabetico "viene cucita" appositamente per il paziente sulla base di opportune valutazioni (si possono effettuare fino a 150 combinazioni differenti con i farmaci oggi a disposizione), ma la migliore terapia è quella che ciascuno può fare con la prevenzione.
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