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Lecco, Filosofia Oggi: i confini e la provenienza del sapere al centro del confronto con Sini e Donà

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Si è svolto nella serata di ieri, martedì 12 aprile, presso l'Auditorium della Casa dell'Economia di Lecco, il secondo di un ciclo di tre incontri all'insegna del dialogo tra i maggiori filosofi attuali e del confronto tra le diverse generazioni, dal titolo "L'arte, il sapere, il sogno". I protagonisti del dibattito sono stati Carlo Sini e Massimo Donà, intellettuali di spicco nel panorama culturale dell'Italia contemporanea, con un curriculum di eccezione e una carriera, accademica e non, a tutto tondo, nutrita di eccellenti collaborazioni in ambito filosofico e di progetti e pubblicazioni di rilievo. Simona Piazza"Come amministrazione comunale, siamo davvero soddisfatti di essere riusciti ad organizzare una serata con ospiti di questo calibro- ha affermato Simona Piazza, assessore alla cultura e alle politiche giovanili del Comune di Lecco - un'iniziativa che si presenta come il risultato di un lavoro corale tra gli enti organizzatori, capeggiati dall'Associazione "Frammenti di Filosofia", e gli sponsor che li hanno appoggiati. C'è sempre più bisogno di un confronto attivo, di una cultura a 360 gradi, soprattutto per i giovani, che mi fa molto piacere vedere presenti in gran numero in questa serata. Ringrazio quindi Carlo Sini e Massimo Donà per la loro partecipazione al nostro incontro, nonché il moderatore del dibattito, Enrico Bassani: sono sicura che si instaurerà un dialogo fruttuoso e interessante per tutti noi".Carlo Sini, Enrico Bassani e Massimo Donà"Per iniziare, mi piacerebbe riflettere sulla differenza tra i concetti di "confine" e "limite" in relazione alla questione del disegno" ha dichiarato Massimo Donà, musicista jazz e professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l'Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano. "Disegnare significa tracciare un segno nero su un foglio bianco, costruire un rapporto tra un aldilà e un aldiquà; la filosofia ha sempre cercato di tracciare dei "limiti", per esempio tra bene e male, giusto e sbagliato, andando a creare le opposizioni fondamentali di cui è innervato ogni nostro discorso e ogni nostra percezione della realtà, istituendo delle gerarchie necessarie. Ma dove sta la vera distinzione? Nessuno ha mai visto davvero il Bello, o l'Essere, eppure ne parliamo, usiamo queste categorie distintive per "mappare" la realtà e le situazioni quotidiane che ci ritroviamo a vivere, proprio come succede con il disegno, che ci aiuta ad individuare e a comprendere le cose, nel senso etimologico del termine, "prenderle in mano". Kandinsky diceva: La linea geometrica è un'entità invisibile, è la traccia del punto in movimento, dunque un suo prodotto; nasce dal movimento, e precisamente dalla distruzione del punto, della sua quiete estrema, in sé conchiusa, paragonando quindi la linea a un "sogno". Quel sogno che, sosteneva Freud, nell'ingenua opinione di chi si sveglia, se pure non proviene da un altro mondo, ci rapisce tuttavia, mentre dormiamo, in un altro mondo, in cui si concretizzano dei contrasti. Chi disegna, pertanto, può far vivere un sogno concreto, che permette di individuare ciò che si distingue dal resto: ed è per tale regione che i pittori moderni, in primis gli Impressionisti, avevano orrore del disegno, di quelle linee nere che segnavano così nettamente i contorni". "Ma dove sta realmente la divisione, il "confine"?" ha replicato Carlo Sini, stimato professore di Filosofia Teoretica. "Immaginate un foglio di carta per metà rosso e per metà blu: di che colore è la linea che separa le due parti e dov'è precisamente? In quale punto si passa da un "settore" all'altro? La divisione non è replicabile, non è un paradosso o un immaginario metafisico: è il gesto, che divide, perché mette in primo piano la separazione originaria, quella irrecuperabile, mitica, arcaica, sperimentata da ognuno di noi alla nascita, quando ogni essere umano reagisce alla "soglia vivente del corpo" e capisce di doversi abituare ai nuovi ritmi del mondo. Io non credo che si possano opporre sogno e arte, ma mentre l'arte è concreta, la filosofia è intrinsecamente generica: dobbiamo pertanto guardare all'esperienza fondamentale della parola, del linguaggio. Lo sforzo dell'arte, infatti, supera la mera comunicazione, e allo stesso tempo la parola non è esclusivamente comunicativa: quando un bambino chiama a gran voce la sua mamma, la prima figura adulta di riferimento, che cosa sta facendo se non dicendo tra sé e sé "in questo deserto ci sarà qualcuno ..."? Ma pur appellandosi a una persona concreta, in realtà, non riceve mai una risposta, bensì una comunità, arriva insomma a capire chi è e dove si trova. Alla base della conoscenza, quindi, c'è l'interazione con un altro, senza cui io non potrei essere: ecco così come la filosofia diventa fondamento della comunicazione".Massimo Donà e Carlo Sini"La seconda metà del secolo scorso ha registrato il passaggio da una dimensione di filosofia ontologica a una più spiccatamente genealogica, che si interroga sulla provenienza del sapere: che cosa significa conoscere, soprattutto ai giorni nostri?" ha chiesto ai due intellettuali Enrico Bassani, presidente dell'Associazione Culturale "Frammenti di Filosofia" e moderatore dell'incontro."La mia risposta prende il via, paradossalmente, da una domanda, secondo l'atteggiamento tipico di noi filosofi: quale gesto si istituisce con la dinamica della ricerca genealogica?" ha affermato Massimo Donà. "È un'immagine dell'archè originaria, ma, per raggiungerla, non dobbiamo cercare una progressione necessariamente lineare, perché siamo nella condizione di un'impossibilità di tracciare un "limite". E la genealogia della conoscenza nasce proprio da questa consapevolezza, ovvero dal fatto che quel limite è impossibile, ma ineludibile, inevitabile; la filosofia, pertanto, non deve dimenticare di ricominciare a tematizzare i concetti astratti, metafisici, e non deve avere paura di metterli a fuoco, di concentrarsi su di essi"."Io non credo nella contesa dei discorsi, perché secondo me ognuno porta con sé la propria storia e la propria esperienza personale, pertanto mi sento di rispondere a Massimo partendo da un concetto diverso, appunto con l'idea che siamo tutti autori della nostra verità" ha proseguito Carlo Sini. "I fisici e gli scienziati di ogni tempo sono convinti di sapere e di essere in grado di dire come il mondo è. Questa è la loro fiaba, ma potrebbe esistere al di fuori delle convenzionalità sviluppate all'interno della società? Ognuno racconta la sua storia, e anche la filosofia è fatta così, tanto che il nostro "dire" ha un suo confine ben preciso: nel mondo dei nostri giorni tutte le storie si stanno cancellando a favore di un'unica storia, quella della comunicazione universale, che produce la distruzione della comunità di cui parlavo prima, in relazione al bambino, quella della parola che "invoca". L'arte è una buona compagna nella vita, è indiscutibile, ma non basta: ciò che serve di più è la filosofia, l'unica disciplina ancora in grado di arrivare a smentire sé stessa e di farlo senza autodistruggersi. Non possiamo negare di essere qui grazie all'efficienza del logos, dell'intelligenza umana, ma non possiamo ridurci a questo: i sogni "si fanno in due", dobbiamo solo riuscire a insegnare al bambino, quello della "comunità della parola" e quello che c'è in ognuno di noi, a sognare "più vero"".Un dialogo profondo e interessante, quindi, quello intrapreso dai due grandi filosofi: Carlo Sini e Massimo Donà sono infatti riusciti a mettere in campo, nel corso di una serata, una quantità (e una qualità) enorme di spunti di riflessione, in grado di suscitare l'attenzione e la curiosità dei numerosi presenti all'Auditorium della Casa dell'Economia, giovani studenti e adulti, già da tempo inseriti nell'ambiente filosofico o semplici appassionati. Buona la "seconda", insomma, per il ciclo di incontri "Filosofia Oggi: generazioni a confronto". Il prossimo incontro sarà al Teatro della Società, il 26 aprile alle 21: interverranno Massimo Cacciari e Francesco Valagussa.

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