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Il primario: ho cercato di dare autonomia a Manzoni e Mandic, il vero ''nemico'' è fuori

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Il dr. Pietro PoliL’open day della Struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Asst di Lecco ha creato l’occasione per scambiare anche due parole con il direttore Pietro Poli, presente personalmente al “banco informazioni” allestito presso la hall del Manzoni dal quale, oltre a “semplici cittadini” e pazienti già acquisiti, sono passati nell’arco della mattinata per un saluto anche diversi camici bianchi dell’Azienda a cominciare dal terzetto composto da Antonio Ardizzoia (Oncologia), Tommaso Guzzetti (Chirurgia Plastica) e Carlo Soatti (Radioterapia). Inevitabile scivolare subito sul terreno della contrapposizione interna tra l’Ortopedia di Lecco e l’analoga struttura di Merate, entrambe rette – la prima da titolare, la seconda da facente funzioni dopo il pensionamento del dr. Giuseppe Minnici – dal medesimo primario, chiamato a fronteggiare, per quanto riguarda il presidio di via Cerri, anche l’improvvisa uscita di scena del dr. Marco Scarpaccio, migrato verso altri lidi. “In questi mesi ho lavorato per dare autonomia alle due strutture” ha asserito il dr. Poli, spiegando di non aver soltanto preso – come gli è stato in più occasioni contestato – ma di aver anche dato al reparto di Merate, un reparto per il quale – ha ammesso – sarebbe più funzionale tornare ad avere un direttore dedicato, non nascondendo così la fatica di un primariato “ad interim”.“I due presidi non devono lottare tra di loro” ha argomentato poi l’oro olimpico nel 4 di coppia con Agostino Abbagnale, Gianluca Farina e Davide Tizzano ai Giochi di Seul 1998, abituato a remare deciso verso il proprio traguardo. “Né Lecco né Merate hanno la forza di mangiare l’uno, l’altro” ha spiegato, sostenendo come, se ci deve essere una battaglia, la stessa debba essere combattuta “contro” realtà ospedaliere con una forte tradizione nel campo dell’Ortopedia, decisamente “ad un tiro di schioppo” e capaci dunque di attrarre pazienti lecchesi che potrebbero comunque fruire delle medesime prestazioni tanto al Mandic quanto al Manzoni. “Non si fa un buon servizio all’ospedale dicendo che a Merate le cose vanno male e che si rischio lo smantellamento della struttura: le cose non stanno così” ha assicurato il professionista, arrivando poi a commentare anche i dati relativi al peso medio delle prestazioni erogate dalle due strutture, più alto nella “succursale” rispetto che in via dell’Eremo dove però – come in maniera facilmente comprensibile ci ha spiegato – gli interventi più complessi finiscono in un calderone più variegato di servizi di base che “depotenziano” tale indice. Ci riserviamo dunque – e siamo sicuri che il dr. Poli non avrà problemi a confrontarsi anche su quest’altro indicatore – di re-impostare il discorso, questa volta sul case mix…

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