La forza del volontariato è salita in cattedra al Bertacchi: nei giorni scorsi alcuni alunni di seconda hanno incontrato Meraf Villani e Anna Beretta, due ragazze che da alcuni mesi offrono parte del loro tempo libero per insegnare italiano ai profughi ospitati al Bione. Le studentesse - l'una in quinta Bertacchi e l'altra neolaureata in biologia - sono infatti due dei volontari dall'associazione Mir.Sada che da diversi mesi hanno dato il via al progetto di "Lezioni d'italiano al campo". E così hanno raccontato agli studenti la loro esperienza, l' incontro con i migranti, le ansie iniziali e le soddisfazioni regalate dagli ospiti del Bione. Con una semplicità e una spontaneità veramente straordinarie."Quando sono arrivati i richiedenti asilo, abbiamo capito che avevano bisogno di un contatto con la nostra società. Abbiamo dato vita a questa scuola di italiano: non siamo professionisti, ma cerchiamo di trasmettere ai ragazzi un po' di noi, raccontando la nostra realtà nei quali si sono trovati di colpo catapultati" ha spiegato Anna. "Facciamo lezioni di italiano, ma il nostro scopo rimane l'integrazione: per questo organizziamo anche tornei di calcio e passeggiate alla scoperta del circondario. Un modo perché i migranti possa impiegare il loro tempo e conoscere il luogo dove sono ospitati". Le discussioni politiche ci sono sembrate lontanissime. Nelle parole di Anna e Meraf non abbiamo letto che la voglia delle due giovani di aiutare altri ragazzi.Giliola Manzini, Anna Beretta e Meraf Villani"Mi sono chiesta: cosa può fare una studentessa di 19 anni per questi profughi? Come posso rendermi utile?" ha continuato Meraf. E' questo il filo conduttore, l'insegnamento che han cercato di trasmettere ai "colleghi" del Bertacchi. Con l'obiettivo anche di "portare" il campo al di fuori di viale Brodolini, per farlo conoscere alla cittadinanza. "All'inizio, lo ammetto, ero scettica ed agitata: mi sono trovata a dover insegnare a uomini tutti più grandi di me. Ma subito si è creato un legame spontaneo e ho "scoperto" che sono persone qualunque, come tutti noi. Una cosa che mi ha quasi stupito: hanno alle spalle storie dolorosissime, ma che non traspaiono nei rapporti quotidiani con noi. Sono ragazzi normalissimi, nient'altro". "Le loro drammatiche vicende - ha fatto eco Anna - passano in secondo piano nel vivere di tutti i giorni: li conosciamo per quello che sono, nulla più. Sono ragazzi come tutti gli altri, non alieni...".Dentro una situazione assolutamente eccezionale - trovarsi a vivere "rinchiusi" in un campo in attesa di conoscere un futuro ancora incerto - l'obiettivo è quello proprio di far vivere agli ospiti una dose di normalità, fatta di chiacchierate, scherzi, passeggiate e partite a calcio."Pensate di ritrovarvi domattina in Giappone" è stata la "provocazione" lanciata agli studenti del Bertacchi. "Non conoscete nessuno, non conoscete la lingua né la cultura del paese: quello che noi cerchiamo di fare è proprio quello di aiutarli a integrarsi". I volontari riescono a coprire 3 turni di lezioni per 3 giorni alla settimana, nei locali dell'oratorio di Pescarenico messi a disposizione dalla parrocchia. "Per loro significa moltissimo anche solo scambiare qualche parola con noi e con i lecchesi, hanno voglia di fare parte di questa realtà dove si stanno trovando a vivere". Da qui la decisione di organizzare varie camminate al sabato, aperte a tutti: anche mamme con bambini si ritrovano a passeggiare con i profughi, per conoscersi ogni volta un po' di più."Noi cerchiamo di insegnare qualcosina ai migranti, ma riceviamo moltissimo da loro. Nonostante la situazione che hanno vissuto, nonostante le evidenti difficoltà, mantengono sempre un atteggiamento positivo: a noi oggi non manca davvero niente, ma loro sembrano decisamente più contenti di noi" ha raccontato ancora Meraf. L'incontro con le due volontarie si inserisce all'interno di un progetto portato avanti dal So.Le.Vol in alcune classi dell'istituto Bertacchi per approfondire il tema delle migrazioni e dei richiedenti asilo. "Abbiamo voluto dare agli studenti l'opportunità di approfondire il tema, spiegando loro le differenze tra migrante, profugo, clandestino e così via, dando loro numeri e dati della presenza straniera in Italia e nel lecchese, perché possano conoscere meglio il fenomeno e farsi una propria opinione" ha spiegato l'organizzatrice Gigliola Manzini.
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