Anche a Lecco c'è chi dice no. "In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina": è il cartello - una banale A4 stampato a computer - esposto di via Bovara. Un messaggio chiarissimo, a clienti e passanti. Lo stesso lanciato per prima, da Catania, da Angela Sciacca: in accordo con la contitolare della loro Libreria "Vicolo Stretto", dando lettura del messaggio di sdegno diffuso da Salvatore Borsellino - fratello di Paolo - in relazione alla "comparsata" televisiva del figlio del boss Totò Riina, chiamato da Bruno Vespa a presentare la sua "prima fatica editoriale" dedicata alla propria famiglia, a Porta a Porta, da siciliana e da libera imprenditrice, la donna ha reso pubblica la decisione di non tenere in negozio un volume considerato uno schiaffo alle vittime di mafia, alle loro famiglie e a quanto quotidianamente lottano per eradicare il germe di quel cancro che affligge la società e l'economia non solo dell'isola ma dell'intero Stivale.Serena e la sua aiutante Chanty non ci hanno pensato due volte: come il "Riina, Family Life" (edizioni Anordest), non troverà spazio sugli scaffali della "Vicolo Stretto", non lo avrà nemmeno sulle mensole della loro "Libreria Volonte". "Tra di noi non c'è nemmeno stato il bisogno di spiegarci il perché di questa scelta" ha sottolineato la commessa. "Il libro di Riina è cosa ben diversa ad altri volumi come, per fare un esempio, il Mein kampf di Hitler che, seppur assolutamente non condivisibile, ha assunto valore storico. Qui si tratta di una cosa d'attualità, dalla quale vogliamo prendere le distanze, considerando discutibile la scelta di scrivere e promuovere poi sulla rete televisiva nazionale un libro nel quale quasi si arriva a difendere Riina, una sorta, mi verrebbe da dire, di apologia della mafia. Non a questa cosa non vogliamo assolutamente aderire". "Ci sono diversi libri che non ci trovano d'accordo ma che ordiniamo comunque, a richiesta, perché offriamo un servizio al pubblico, pur essendo un'attività privata e non di servizio come una biblioteca" le ha fatto eco la titolare. "Con quel volume il discorso è diverso, etico. E' il libro del figlio di un mafioso in cui traccia la biografia del padre, quasi esaltandone l'operato. Ribellarci a vendere quel libro per noi è un atto di giustizia, di rispetto per le vittime della mafia e un gesto, nel nostro piccolo, per lottare contro la stessa e dire che siamo al fianco di chi lo fa quotidianamente. Vuole dire rifiutarci di stare dalla parte dei mafiosi. Non ci interessa dunque se perderemo delle vendite".Ricordando poi i "no" già ricevuti dall'editore dell'opera prima di Salvatore Riina da alcune catene per la presentazione, presso loro sedi, del testo ("se cercava visibilità, si sta coprendo solo di cacca", il lapidario commento di Serena), le ragazze di via Bovara, tengono infine a precisare: "la scelta di apporre il cartello fa parte di un discorso proprio della Libreria ma anche di un discorso più personale e... etico!". "Abbiamo già cliccato "mi piace" plaude, uscendo, una cliente, facendo riferimento al messaggio pubblicato sulla pagina Facebook del negozio. Tagliano corto con un "No comment su questo argomento", invece, alla Libreria Cattaneo - Mondadori mentre, sempre per restare in centro città, alla Ibis il cassiere ci ha fatto sapere di essere ancora in attesa di comunicazioni da parte del gruppo, finora non espressosi né per il sì né per il no alla vendita di "Riina, Family Life", un libro che, se diventerà un best seller, dovrà anche a "mamma Rai". Questa è l'Italia.
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