Quella di ieri, giovedì 7 aprile, non sembrerebbe essere stata solo la giornata dell’annuncio delle dimissioni di Daniele Bizzozero dalla carica di Presidente della Calcio Lecco. In sede, la società bluceleste – travolta “involontariamente” dall’inchiesta su di un presunto traffico di carte clonate che ha portato all’arresto del “patron”, finito ai domiciliari per due supposte “strisciate” fruttate all’organizzazione complessivamente 140.000 euro – pare infatti abbia subito un’approfondita ispezione delle Fiamme Gialle, giunte in città non da Siracusa – centro dal quale è scattata l’indagine appena citata, che ha portato all’applicazione di 11 misure cautelari – bensì da Bergamo. Anche i baschi verdi orobici pare infatti che da tempo avessero “attenzionato” il 66enne Bizzozero, arrivando ad operare perquisizioni presso le sedi della sua concessionaria, nella sua abitazione di Giussano e appunto nel quartier generale della Calcio Lecco. Al centro di questa ulteriore indagine sembrerebbe esserci l’aumento di capitale deliberato il 19 febbraio del 2015, dopo che, l’11 settembre, la srl con sede legale a Martinengo e operativa a Cermenate di Daniele Bizzozero era diventata socio unico del club. Indagati, secondo indiscrezioni, risulterebbe – con il quadro accusatorio ancora tutto da dimostrare – non solo il “numero uno” della società ma anche l’allora amministratore unico, rimasto in carica dall’8 settembre 2014 al 17 dicembre dello scorso anno quando anche tale ruolo è stato assunto dallo stesso Bizzozero. Durante i blitz effettuati, i finanziari pare abbiano prelevato della documentazione, cartacea e informatica, relativa non solo ai bilanci ma anche a titoli di una nota banca d’affari che potrebbero essere in qualche modo ricollegati alle ipotesi di reato per le quali le Fiamme Gialle del Comando di Bergamo stanno precedendo separatamente – sembrerebbe proprio - rispetto ai colleghi siculi.
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