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Valmadrera:30 anni fa il disastro,il dr. Elena racconta Chernobyl con Aiutiamoli a Vivere

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Due incontri per riflettere sul disastro accaduto 30 anni fa, le conseguenze che ancora oggi coinvolgono mezzo milione di bambini in Bielorussia, e le modalità di produzione di energia elettrica alternative al nucleare. Si sono svolti a Valmadrera nella serata di giovedì 31 marzo e la mattina di venerdì 1° aprile per i ragazzi della scuola media, promossi dal locale comitato di “Aiutiamoli a Vivere” in collaborazione con le biblioteche del paese e di Civate e Api Lecco.A destra William Ravara, accanto ad alcuni lettoriIl 26 aprile 2016 sarà il trentesimo anniversario dell’incidente di Chernobyl, l’“esplosione” di uno dei 4 reattori nucleari della centrale situata nell’allora Unione Sovietica che ha causato migliaia di morti, alcuni direttamente collegati al fatto e molti altri vittime di cancro causato dalle radiazioni, che a seguito dell’incidente si sono diffuse in mezza Europa. Per questo si parla dell’“onda lunga” di Chernobyl, e nonostante tanti anni siano trascorsi, è ancora molto importante per i bambini bielorussi effettuare “vacanze di risanamento” in Italia. È proprio questo uno degli obiettivi della Fondazione Aiutiamoli a Vivere, rete nazionale di famiglie nata a Terni nel 1992 che ha promosso ospitalità per 60.000 minori in 30 anni.Il dottor Mirco ElenaIl comitato di Valmadrera, come ha spiegato il presidente William Ravara durante la serata “Lezioni da Chernobyl”, ha fatto la sua parte con 53 accoglienze che hanno visto coinvolte 47 famiglie, e promuoverà nuove vacanze a giugno, luglio e ottobre nel lecchese. “Nel nostro piccolo abbiamo regalato la gioia dell’accoglienza ai bambini bielorussi” ha spiegato il presidente prima di passare la parola a Mirco Elena. Il fisico, ricercatore, giornalista ed esperto di energia nucleare e questioni energetiche, ha parlato ad un pubblico adulto e ai ragazzi di terza media di Malgrate, Civate e Valmadrera con un linguaggio semplice e vivace, per spiegare quello che è accaduto il 26 aprile 1986 e le conseguenze del primo incidente industriale della storia che ha avuto “conseguenze continentali”.Il reattore dopo l'incidenteUn'immagine dei primi tecnici chiamati a intervenire“Il disastro di Chernobyl è stata una “prima assoluta”, non era mai successo nulla del genere e per questo le persone erano totalmente impreparate ad affrontarlo. Le centrali nucleari rappresentavano l’idea che l’umanità, attraverso l’ingegno e l’applicazione, potesse risolvere qualsiasi problema, ma dopo quell’episodio tutto è cambiato”. L’incidente è stato paragonato ad una “pentola a pressione” enorme eccessivamente riscaldata, dove il coperchio (in questo caso di 2.000 tonnellate di peso) salta dando origine ad una fuoriuscita di materiale radioattivo e ad un vasto incendio, che per giorni ha sospinto le radiazioni nell’atmosfera. “Molti di coloro che sono intervenuti nell’immediatezza dei fatti, da terra o sugli elicotteri per spegnere le fiamme, sono morti in poco tempo. Non erano attrezzati per affrontare una tale emergenza, non erano dotati delle strumentazioni adatte per rilevare una tale quantità di radiazioni. I venti hanno sospinte in mezzo emisfero settentrionale nel giro di 10 giorni, anche qui in Italia per alcune settimane è stato sconsigliato di bere latte e mangiare verdure a foglia verde”.VIDEOIl "cimitero degli automezzi" utilizzati per cercare di arginare il disastroL’effetto catastrofico sulla salute umana, in un ampio raggio chilometrico dal disastro, è emerso con tutta la sua evidenza solo negli anni successivi. “Le radiazioni ionizzanti, cioè in grado di modificare le cellule fin nel Dna, hanno portato ad una moltiplicazione di tumori, soprattutto alla tiroide. È un organo “assetato” di iodio, ora si sa che assumendolo in pillole si evita il rischio che quello radioattivo venga assorbito. Ma allora nessuno lo aveva a disposizione, e in molti sono morti” ha spiegato il dotto Elena. “Il cesio 137 si è depositato in Europa, soprattutto dove ha piovuto, e solo oggi a distanza di 30 anni il suo livello si è dimezzato”. L’incidente alla centrale di Fukushima Dai-ichi del 2011 è stato “il chiodo finale sulla tomba nel nucleare”, come ha sottolineato lo studioso trentino. Egli nella mattinata di venerdì ha parlato ai ragazzi dell’istituto comprensivo valmadrerese, che stanno affrontando in classe un percorso formativo incentrato proprio sulle tematiche energetiche, nell’ambito di un progetto che coinvolge gli studenti dalla prima elementare alla terza media. Accompagnati dalle loro insegnanti, hanno ascoltato con interesse il dotto Mirco Elena, confrontandosi con lui sulla necessità di sviluppare la ricerca scientifica in direzione di fonti di energia rinnovabili.I ragazzi di terza mediaOggi, a causa delle numerose “imperfezioni” nella barriera protettiva creata per contenere gli effetti dell’incidente, attorno al reattore 4 è in costruzione un nuovo “sarcofago” che dovrebbe garantire il blocco delle emissioni per i prossimi 100 anni. Gli effetti di lungo periodo delle radiazioni di Chernobyl, dovuti soprattutto all’alimentazione con cibi contaminati, interessano ancora 560.000 bambini in 1.800 centri abitati. Aiutiamoli a Vivere continua nella sua opera di accoglienza.Per maggiori informazioni www.aiutiamoliavivere.it, aiutiamoliavivere.valmadrera@gmail.com, 3894812542

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