“Per merito, non per appartenenza” aveva assicurato Roberto Maroni alla vigilia del varo della procedura di selezione dei 40 top manager regionali della sanità. Sul “merito” è difficile esprimere una valutazione, sull’appartenenza invece è facile, sono tutti “…in quota a…..”. Matteo Stocco (ASST Monza) è da sempre un fedelissimo dell’ex assessore alla sanità Mario Mantovani, Massimo Giupponi (ATS Brianza) è il riferimento dell’area NCD lecchese. La casella dell’ASST di Lecco e Merate è appannaggio della Lega Nord che qui aveva inviato Mauro Lovisari, salvo poi voltagli le spalle nel momento più delicato della sua carriera. Per un anno e mezzo l’A.O. provinciale è stata guidata dal commissario straordinario Giuseppina Panizzoli, che viene data in quota NCD ma la casella, dicevamo, è della Lega. E infatti da Alessandria giunge Stefano Manfredi che viene indicato come un “maroniano”. A dispetto dei “salviniani” che da questa tornata pare escano con le ossa rotte. Il Nuovo Centrodestra lecchese, per bocca di Mauro Piazza si è già dichiarato “più che soddisfatto”. Giupponi guiderà l’Agenzia di tutela della salute, che deve in qualche modo costituire, assieme ai rappresentanti elettivi del territorio, la cabina di regia per l’attività delle tre aziende socio-sanitarie territoriali (Monza, Vimercate, Lecco). Un ruolo di assoluto prestigio. Con un esponente di Forza Italia all’ASST di Monza e uno all’ASST di Vimercate come il napoletano Pasquale Pellino, la Lega ha preteso almeno la guida della nostra ASST. Lo scambio poteva essere con la conferma della Panizzoli – anche Stocco è commissario straordinario – in provincia e un leghista a Vimercate-Desio. Ma così non è stato. Giuseppina Panizzoli ha preferito i consigli di alcuni capidipartimento del Manzoni a quanti le raccomandavano di dare ascolto al territorio, evitare scontri con i sindacati e con gli amministratori comunali più sensibili. Dalla sua ha la conferma nel ruolo di primario di Carzaniga e Del Boca, entrambi del Mandic, di altri primari del Manzoni nonché la stabilizzazione di un ampio numero di medici che finora operavano con un contratto triennale mentre ora sono strutturalmente in organico. Contro, una gestione verticistica che ha lasciato poco spazio al dialogo e alla trattativa. Forse nei presidi milanesi funziona questa strategia ma in quelli a forte vocazione territoriale no. E poi, come si diceva, la casella era già timbrata Lega. Certo non per merito dei leghisti lecchesi. Nessuno sapeva neppure chi sarebbe stato nominato; non solo nei giorni precedenti ma neanche nelle ore immediatamente a ridosso della comunicazione ufficiale. Dati invece in possesso sia di Piazza sia di Nava. Evidentemente la rappresentanza regionale del Carroccio lecchese è estremamente debole e marginale e nemmeno i segretari provinciale e di sezione hanno voce in capitolo. Così si sono visti paracadutare il solito top manager scelto altrove, probabilmente col bilancino del farmacista e, dicono, presumibilmente perché di area Maroni e non Salvini. E nella sanità lombarda il secondo fattore è quasi più importante del primo. Sia quel che sia ecco a noi Stefano Manfredi, nato a Cremona il 12 aprile 1962, laureato in scienze politiche all’università di Genova, attuale direttore generale dell’A.O. di Orbassano in provincia di Torino, già direttore amministrativo dell’Asl di Alessandria e Casale, Novi Ligure, Acqui Terme e Ovada. Fonti ufficiose lo descrivono come un manager capace di cui si è avvalso addirittura il presidente di regione Piemonte Sergio Chiamparino. Lo vedremo all’opera tra un paio di settimane, dopo la pausa natalizia. Non resta dunque che dare il benvenuto al dottor Manfredi e prendere atto che il lecchese è talmente irrilevante da non riuscire nemmeno a influire sulle scelte del numero uno della sanità locale.
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