E’ scampato per una manciata di minuti alle esplosioni che nella giornata di martedì 22 marzo hanno seminato morte e distruzione nella metropolitana di Bruxelles. Decio Bernardo, lecchese 33enne che da quasi 5 vive nella capitale belga, ha vissuto in prima linea la paura di una città che, dopo Parigi, è stata teatro di un attacco che ha causato 34 vittime e decine di feriti. L’ingegnere informatico, che lavora per la Commissione Europea, si stava recando al lavoro come ogni mattina, utilizzando la metropolitana. Nulla lasciava presagire la tragedia che di lì a poco si sarebbe consumata. “Mi sono fermato alla stazione di Shuman e ho preso il treno per Montgomery, dirigendomi poi in ufficio. Le prime notizie sulla presenza di fumo in aeroporto cominciavano a circolare, ma in metropolitana non era ancora accaduto nulla. Ho saputo poco dopo che due ordigni erano esplosi proprio nei pressi delle stazioni dove ero passato un quarto d’ora prima. Una mia collega stava uscendo dalla stazione di Mealbeek quando ha percepito il calore dell’esplosione”. Le conseguenze per i lavoratori sono state immediate. “Ci hanno ordinato di non uscire dall’edificio per nessun motivo, i figli dei miei colleghi sono rimasti a scuola. E’ stato grande lo shock per tanti di noi, rispetto ai fatti di Parigi questi ci hanno toccato in maniera diretta. Siamo tornati a casa a piedi, la città era blindata con blocchi di polizia e militari pressochè ad ogni incrocio”. Oggi Decio Bernardo lavorerà da casa, potrà tornare in ufficio nei prossimi giorni ma ci vorrà del tempo per ritornare alla normalità. “Si prova a continuare a vivere normalmente, come a novembre le giornate più difficili sono queste successive all’evento, quando il bus (se circola) è semi vuoto ed ogni singolo rumore o frenata o persona sospetta ti fa stringere un po’ lo stomaco”.
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