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Insubria: si apre il processo di appello per i presunti sodali calolziesi, 1^ udienza il 2

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Un fotogramma dei filmati raccolti durante le indaginiIl gup Fabio Antezza lo scorso 26 maggio aveva condannato – in abbreviato – tutti i 35 imputati, irrogando complessivamente 162 anni di carcere contro i quasi 400 chiesti dalla pubblica accusa, sostenuta dai pubblici ministeri Paolo Storari e Francesca Celle. Una sentenza, quella irrogata all’esito del processo ingenerato dall’inchiesta Insubria condotta dal Ros dei Carabinieri con coordinamento della DDA – la prima in cui era stato filmano un rituale di affiliazione con conferimento di supposte doti - che aveva “scontentato” tutti: la pronuncia è stata infatti appellata “in blocco” dai difensori dei presunti membri delle locali di Calolziocorte, Fino Mornasco e Cermenate tutti riconosciuti colpevoli di associazione per delinquere di stampo mafioso ma, contro la stessa, si era espressa anche la Procura generale di Milano, presentando ricorso per Cassazione sulla legittimità dell’applicazione delle attenuanti generiche a tutti i presunti sodali, opzione applicata dal giudice alleggerendo notevolmente le pene rispetto alle richieste della pubblica accusa.La palla ora torna al centro del campo: il prossimo 4 aprile si apre infatti il processo d’Appello (già fissate, vista la mole di imputati, una serie di udienze). 15 i lecchesi coinvolti: Giovanni Marinaro, 54nne di Caronia domiciliato a Calolzio, condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi in continuazione con la sentenza già emessa nei suoi confronti ai tempi di Wall Street; il presunto “padrino” Antonio – “Pizzicaferro” Mercuri di Airuno (5 anni e 4 mesi);  Antonino - "Occhiazzi" - Mandaglio, trequartino carennese (6 anni); Marco Condò, 43 anni, nato a Lecco e residente a Sotto il Monte Giovanni XXIII (6 anni); Antonio Condò (4 anni e 8 mesi); Ivan Condò (4 anni e 8 mesi); il 50enne di Carenno Rosario Gozzo (4 anni e 8 mesi); Luca Mandaglio (4 anni e 8 mesi); Salvatore Pietro Valente di Torre dè Busi (4 anni e 8 mesi); il 41enne lecchese Vittorio Varrone (4 anni e 8 mesi);  i dolzaghesi Albano e Antonino Panuccio, zio e nipote (4 anni e 8 mesi); Bartolomeo Mandaglio, imprenditore edile di 56 anni, nato a Giffone e residente a Vercurago (4 anni e 10 mesi); il calolziese Giovanni Buttà (4 anni e 10 mesi) e il "picciotto" Nicholas Montagnese (4 anni e 10 mesi).

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