Le manifestazioni di giubilo espresse dalla sindaca Donatella Crippa Cesana e dall’ex senatore Antonio Rusconi per la condanna di Marco Rusconi null’altro sono che il segno dei tempi targati PD. Dopo anni di aggressioni nei confronti di Berlusconi, ora anche Renzi, toccato come San Sebastiano da decine di frecce giudiziarie nei confronti di iscritti al partito di cui è segretario ha scoperto il valore dell’avviso di garanzia. Di più, ha spiegato che fino al terzo grado di giudizio si è innocenti. Quindi piddini e alleati – primo fra tutti il macellaio-banchiere Verdini – non possono essere rimossi o messi in discussione fino alla sentenza di cassazione. Al di là delle accuse loro mosse, oltre anche una sentenza che sarà di primo grado ma è pur sempre emessa dalla Magistratura giudicante. Ecco dunque spiegata la gioia di Donatella: “Non abbiamo mai dubitato dell’onestà di Marco e del fatto che non abbia preso un centesimo”. Che sia stato condannato a 2 anni per turbativa d’asta, per la sindaca di Valmadrera, amica e sodale di marco Rusconi è del tutto irrilevante. Cosa volete mai che sia di questi tempi una banale turbativa d’asta. E poi non ha preso un euro, quindi non è un corrotto. E’ un “pistola”, semmai, in senso buono: cioè ha sì turbato un’asta ma senza incassare nulla. Chissà perché l’ha fatto allora. E comunque, chiosa ancora la Donatella, “si tratta di una sentenza di 1° grado”. Ora si ricorrerà in appello. Dove le cose potranno andare ancora meglio. O ancora peggio. Il Comune non si era neppure costituito parte civile, a differenza di quello di Lecco. “A noi – aveva spiegato la Sindaca – non è successo niente”. Già proprio niente. Più sorprendente ancora il giudizio dell’ex senatore, capo indiscusso del PD lecchese: “Il Direttivo di Progetto Valmadrera, la lista civica che governa Valmadrera, manifesta tutta la sua solidarietà e il suo sostegno all’amico Marco Rusconi, Sindaco per la nostra lista nel 2009 e rimarca la propria soddisfazione perché finalmente è caduta nella sentenza di oggi l’accusa di corruzione: chi ha conosciuto Marco, ne ha sempre potuto apprezzare l’impegno civico e solidale e la profonda onestà. Ci si augura che dopo la sentenza di primo grado che ha molto ridimensionato le sue responsabilità, ci sarà modo per chiarire ulteriormente il suo operato di serio amministratore”. A leggere queste dichiarazioni c’è da rimanere stupefatti: Marco Rusconi, santo subito ed anzi è già generoso da parte sua che non chieda i danni (a chissà chi) per non aver potuto ricandidarsi alla carica di sindaco di Valmadrera, ruolo nel quale, secondo i giudici del processo “Metastasi” ha turbato la gara per l’aggiudicazione della gestione del centro “Pratone di Paré”. Davvero strano il concetto di onestà da parte di Crippa e Rusconi. L’ex sindaco si è visto cadere l’accusa di corruzione e l’aggravante di aver agito per favorire un’associazione per delinquere di stampo mafioso ma due anni sono pur sempre una condanna non da poco, per un reato tipico del pubblico amministratore. Un profilo più basso sarebbe stato consigliabile, almeno fino alla sentenza della Corte d’Appello. Che, se confermasse la turbativa d’asta, infliggerebbe una mazzata pesantissima sulla correttezza di Marco Rusconi come amministratore della cosa pubblica.Due parole anche sul puntuale comunicato di PD e compagni in merito al ruolo avuto nella vicenda dal sindaco di Lecco Virginio Brivio. Non era indagato per quanto molte intercettazioni lascino intendere che la vicenda del Pratone di Paré non gli fosse per nulla sconosciuta. La solidarietà tra uomini di partito e di governo è scontata. Qui però c’è da considerare che un Pubblico Ministero dell’Antimafia ha chiesto (e ottenuto) l’acquisizione degli atti per l’ipotesi di falsa testimonianza. Reato tutt’altro che trascurabile se addossato ad un sindaco. Secondo le difese d’ufficio, Brivio semmai può essere tacciato di ingenuità. Tipicità caratteriale che non ha un profilo penale ma che è vieppiù grave se riferita ad un politico di lungo corso come il Sindaco di Lecco. Virginio Brivio, 55 anni di cui una buona ventina trascorsi ad amministrare la cosa pubblica non può scudarsi dietro l’ingenuità. Sotto l’aspetto politico sarebbe quasi più grave di una falsa testimonianza, rilasciata non tanto per aiutare o proteggere qualcuno quanto per difendere se stesso e allontanare qualsiasi ipotesi di correità con l’azione di Marco Rusconi. Insomma da questo processo né l’uno né l’altro escono a testa alta. Comprensibile che il partito li difenda ma senza trasformarli in vittime. E nemmeno in santi ingiustamente finiti sulla graticola giudiziario-mediatica. Come affermavano i tanti amici del PD ma anche di CL che, sfilando con i lumini accesi per le vie di Valmadrera, proclamavano l’innocenza assoluta di Marco Rusconi, ancor prima che si aprisse il processo.
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