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Calolzio:nel suo nuovo libro Paolo D'Anna racconta in poesia 'Le reliquie di Sarajevo'

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Paolo D'AnnaSi intitola "Le reliquie di Sarajevo" l'ultimo libro dello scrittore e sceneggiatore calolziese Paolo D'Anna. L'opera - una raccolta poetica - è fresca di stampa, ma per più di 20 anni è rimasta chiusa in un cassetto: è nata infatti tra il 1992 e il 1995 durante la guerra in ex-Jugoslavia, quando i media trasmettevano le terribili immagini del conflitto. Scene sconvolgenti che hanno fatto il giro del mondo come l'incendio alla biblioteca dei Sarajevo, i cecchini pronti a colpire i civili, i campi di prigionia, il ponte di Mostar distrutto dai mortai."Fu una situazione che mi colpì molto: nel cuore dell'Europa, vicino a noi, era tornata la guerra civile. In particolare ho riflettuto molto sull'assedio di Sarajevo: ho cercato di immaginare così come poteva vivere la gente comune in una città che per 3 anni ha subito un accerchiamento allucinante, davvero medievale" ha spiegato l'autore. "Ed è di questo che parlano le mie poesie: sono un omaggio all'amore e alla vita di queste persone. Mancava praticamente tutto ma anche sotto le bombe i giornali venivano stampati, si andava a teatro e si ascoltava musica: tanto era il desiderio di vita"."Le reliquie di Sarajevo" - titolo che riprende quello di un'opera del pittore Renzo Vespignani - sono proprio le persone comuni che hanno vissuto sotto assedio. Come Vedran Smailović il musicista che nel 1992 ha suonato il suo violoncello in diverse ore del giorno per 22 giorni, per onorare la memoria di altrettanti civili uccisi mentre facevano la fila per il pane. O come Admira Ismic, una giovane ragazza musulmana e Bosko Brkic, il suo fidanzato serbo: furono uccisi, mano nella mano, dai cecchini nella ' terra di nessuno' che separava le zone musulmana e serba della capitale. I loro corpi abbracciati nei pressi del ponte di Vrbana, abbandonati al sole per otto giorni perché non si riusciva ad ottenere l'assenso dei belligeranti a un cessate il fuoco che ne consentisse il recupero: divennero il simbolo della tragedia, i "Romeo e Giulietta di Sarajevo".Queste e altre storie affiorano nell'opera di Paolo D'Anna, conosciutissimo soprattutto per la sua attività di drammaturgo e regista teatrale. "E' il mio primo libro di poesia: si tratta di componimenti brevi, di immagini che vogliono anzitutto trasmettere un'emozione, come degli incipit che spero facciano nascere riflessioni nelle menti di chi legge. Il linguaggio è semplice, lo stesso con cui io mi esprimo: non voglio una scrittura che sembri falsa e artificiale, lontana da quello che sono io" ha commento l'autore. "Questo libro esce 20 anni dopo la sua composizione, ma sono convinto che continua ad avere tanto da dire, ad essere attuale. Il conflitto in Bosnia è finito solo sulla carta: sono ancora tante le divisioni, ci vorranno decenni prima che tutte le ferite siano rimarginate. E in tutto il pianeta si sta vivendo quella che si può definire "la terza guerra mondiale a pezzettini". La vicenda della ex-Jugoslavia ha tanto da insegnare: Tito è stato un dittatore che ha tenuto insieme la nazione: alla sua morte sono esplose le divisioni interne e le ostilità. Quanto è successo anche nella Libia del dopo-Gheddafi".La copertina del libro"La guerra finisce, le devastazioni, che pure lasciano il segno, possono essere riparate. Tutto può tornare come, e forse meglio di prima. Tutto può tornare a vivere. E il flusso della vita può riprendere, forse più luminoso. Un'apertura di mente e di cuore, questa, con cui consiglio la lettura la disperazione, la tristezza, ma anche la speranza, che può diventare certezza. E, forse, questo trasformare la speranza in certezza dipende anche da noi. Perché noi stessi siamo protagonisti del nostro destino. Spero che queste mie ultime parole possano essere da guida alla lettura di queste liriche. E, forse, anche al modo stesso di vedere la vita" ha scritto nella prefazione Sergio Ragaini.Il calendario delle presentazioniMercoledì 3 febbraio D'Anna ha iniziato un lungo "tour" - accompagnato dall'attore Salvatore De Gennaro che ha curato anche la traduzione inglese delle poesie - di presentazione del libro che lo porterà in diversi comuni lecchesi ma anche a Udine, Trieste e Brescia. "Ma in programma ho anche incontri con diverse scuole per poter dialogare direttamente con i nostri giovani sul tema della guerra" ha concluso. "E in autunno presenterò i miei componimenti proprio a Sarajevo, presso l'istituto italiano di cultura".

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