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Meratese - Casatese: Distretto, Mandic, Assistenza continua, Retesalute, quattro temi per attuare la riforma socio-sanitaria

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Le “festa è finita” col consueto caravanserraglio di incontri, documenti, dichiarazioni, peana. La riforma socio-sanitaria è operativa, i nuovi top manager sono al lavoro. L’eco degli alleluja si è ormai spento. Ed è quindi tempo di tradurre in atti concreti il fiume di parole che ha preceduto, accompagnato e seguito la legge 23 dell’11 agosto 2015 fortissimamente voluta dal presidente della Giunta regionale Roberto Maroni, tuttora titolare ad interim dei dicasteri sanità e sociale. La traduzione in chiave locale si ritrova idealmente nella proposta di costituire un Polo territoriale sociosanitario del meratese-casatese presentata anche durante l’incontro con i nuovi direttori generali di ATS e ASST e, a parole, condivisa da tutti con la sola eccezione di Angelo Capelli, vice presidente della Commissione III Sanità, del Nuovo centrodestra area Comunione e Liberazione che, a quanto si è capito, difende strenuamente lo stato attuale del servizio socio-sanitario lombardo, ideato e prodotto da Roberto Formigoni. Il  documento proposto dall’assemblea dei Sindaci ha superato la verifica più importante perché è stata giudicata dal presidente della Commissione Fabio Rizzi (Lega)  in piena sintonia con quanto previsto dalla riforma in tema di Poli Ospedalieri e Reti territoriali. Ora però bisogna aprire un rapido confronto su quattro argomenti fondamentali:1)      L’ambito distrettuale2)      La correlazione dell’ambito distrettuale col futuro del San Leopoldo Mandic3)      La continuità assistenziale tra polo ospedaliero e rete territoriale4)      Il futuro di RetesaluteQui analizziamo brevemente ciascuno di questi capitoli ma nei prossimi giorni dedicheremo a ciascun argomento un puntuale approfondimento.Ambito distrettuale:  La tesi che l’ex Distretto meratese riconosciuto come  “ambito distrettuale”  debba necessariamente  costituire un riferimento territoriale per i servizi di qualità e di prossimità al cittadino finalizzati alla presa in carico del paziente - come quelli a disponibilità continua, Presidi Ospedalieri Territoriale, Presidi Socio-Sanitari Territoriali, Cure primarie e domiciliari - ha fatto significativi passi  in avanti ottenendo autorevoli avvalli. Anche il nuovo Dg dell’ASST di Lecco, Stefano Manfredi si è espresso per la sperimentazione.Il Mandic di MerateCorrelazione con il futuro del Mandic: Gli ambiti ottimali per la gestione integrata della rete sanitaria, sociosanitaria e sociale, che  ATS e ASST dovranno disegnare all’interno delle ASST, presuppongono un territorio omogeneo e possibilmente corrispondente al bacino d’utenza di un ospedale di primo livello. L’ambito distrettuale meratese mette insieme queste caratteristiche oltre a registrare peculiarità non secondarie come l’Azienda Speciale Rete Salute, le attività del Dipartimento Interaziendale della Fragilità, l’Hospice, l’associazionismo attivo nel sociale e nel sanitario e un Privato Sociale qualificato e molto attivo. L’assenso che si sta delineando intorno al progetto meratese non può che essere letto come conferma del ruolo del Mandic e della sua classificazione tra gli ospedali di primo livello, con riferimento al Regolamento nazionale che definisce i nuovi standard dell’assistenza ospedaliera.  Anche la Regione Lombardia entro il 2017 dovrà provvedere a riclassificare i presidi della rete ospedaliera in ospedali di base, di primo livello e di secondo livello. Questi ultimi rappresenteranno gli “hub” in base al modello “hub and spoke.”  Il ruolo a cui aspira Lecco per salvaguardare le specialità di secondo livello come la cardiochirurgia dovrà  necessariamente trovare risposta nell’ambito della programmazione riservata alla vasta area “Brianza”. I  POAS ( piani di  organizzazione strategica) delle tre  ASST di Monza, Vimercate e Lecco saranno sicuramente condizionati  dalle decisioni che verranno assunte a questo livello. L’ipotesi di puntare al secondo livello per il Manzoni , a scapito del Mandic retrocesso al livello di base resta “sotto traccia” ed  è importante che non faccia passi in avanti. Vigilare compete a tutti i sindaci, Merate e Casatenovo in testa, ma anche ai dirigenti ospedalieri, troppo spesso estranei a queste problematiche che pure li riguardano direttamente. Il Mandic deve mantenere il ruolo che attualmente si vede assegnato dal POA della ex Azienda Ospedaliera  in tema di competenze, scopi, strategia e obiettivi futuri che lo delineano come ospedale di primo livello dotato di Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) , un presidio a forte vocazione territoriale che però punta a mantenere e sviluppare le eccellenze che lo caratterizzano. Sarà un caso ma la definizione operata dal Regolamento nazionale dell’ospedale di primo livello corrisponde alla fotografia del Mandic. Questi indirizzi dovranno essere sostenuti  con maggiore determinazione nella pratica con le risorse umane ed economiche necessarie.  La gestione commissariale, per sua natura, non ha certo favorito la messa a regime delle indicazioni del POA. Tra le contraddizioni più marcate possiamo registrare il ricorso agli “interim” per i primari di reparti importanti come Ortopedia e Neurologia, destinati a mantenere un proprio ruolo in un ospedale di primo livello. Gli “interim” finiscono  sempre e in tutte le aziende per favorire le strutture dei titolari dell’incarico. In Rianimazione e Pediatria  abbiamo la dimostrazione di come le facenti funzioni assegnate a un medico dell’equipe  garantiscano molto meglio le attività nei periodi di assenza dei primari.L'Inrca di CasatenovoContinuità tra polo ospedaliero e rete territoriale: in tema di continuità tra polo ospedaliero e rete territoriale  la  peculiare ricchezza di Agenzie e Servizi, già integrati nell’ambito meratese, potrebbe diventare un modello estendibile all’intera ASST.   Una opportunità che il Direttore Generale  della nostra Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Stefano Manfredi ha subito colto. La proposta consegnata ai vertici regionali , di ATS e ASST dimostra come in tempi brevi nell’ambito meratese si potrebbe passare alla sperimentazione delle principali novità introdotte dalla Riforma quali il Presidio Ospedaliero Territoriale (POT)  da ubicarsi a Casatenovo presso l’INRCA, sfruttando aree e attrezzature diagnostiche disponibili. La disponibilità del comune di Merate a riprendere il percorso “Cittadella della Salute” puo’ consentire la sperimentazione a breve di un Presidio Socio Sanitario Territoriale da ubicarsi nell’area ex Ecosystem. Nell’area di Olgiate Molgora gia interessata dall’esperienza dei “Cronic related Group (Creg) – il nuovo  modello di gestione dei pazienti cronici presso gli studi dei medici di famiglia e al proprio domicilio promosso dalla Regione – si passerebbe invece alla sperimentazione di una Unità Complessa di Cure Primarie, per favorire un ruolo diverso dei Medici di Base. In questo ambito territoriale potrebbe trovare sviluppo e maggiore integrazione  nella rete sociosanitaria e sociale l’offerta di servizi in capo finora al Dipartimento interaziendale( ASL-AO )della Fragilità .L’azienda speciale pubblica ‘Rete Salute’: L’Asp rappresenta nel meratese una realtà ben strutturata per la gestione degli interventi in campo sociale. E’ questa una condizione indispensabile per  arrivare alla integrazione tra territorio e ospedale  suggerita dalla riforma. L’Azienda deve però accentuare il suo ruolo attivando come previsto dallo Statuto la competenza sociosanitaria. Questo presuppone alcuni correttivi in termini di “governace”. Agli  “esperti”di sociale, per avviare il confronto con l’ASST, è necessario affiancare  chi mastica il sanitario e socio-sanitario. In questo momento l’Asp “soffre” per la scarsa efficacia dell’azione dei vertici politici, quasi sempre assenti dagli eventi importanti. Ma, soprattutto, è priva di competenze sanitarie. E per sedersi al tavolo con i top manager delle ASST è necessario conoscere le tematiche ospedaliere. Altrimenti il funzionario finisce per essere un mero ascoltatore e non un’autentica controparte.

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