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Vendemmia, dopo il patteggiamento Della Negra racconta la sua verità: ''non abbiamo turbato la gara per il Progetto TV''

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Bruno Della NegraSotto il pm Eugenio Fusco“Un canovaccio su cui lavorare”. Così Bruno Della Negra, piemontese, classe 1962, fondatore e primo amministratore delegato della Multimedia Hospital, ha definito – in estrema sintesi – i documenti passati all’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate posti – insieme ad altri elementi di prova – alla base delle accuse mosse nei confronti di Carlo Lucchina (direttore generale della Sanità in Regione Lombardia all'epoca dei fatti, circoscritti tra il giugno 2008 e il dicembre 2010), Maurizio Amigoni (al tempo direttore generale dell'Ao di Vimercate), Cristina Clementi (meratese, direttore della struttura approvvigionamenti della medesima Azienda) e Sergio Fienga, avvocato nativo di Genova e residente a Roma chiamati a rispondere, a vario titolo,  in concorso, di quanto previsto dall'articolo 353 co. 2 cp  per aver – stando al quadro tracciato dalla Procura e oggetto del dibattimento - "turbato, con collusione e mezzi fraudolenti, due gare d'appalto, ciascuno svolgendo compiti ben definiti, nell'ideazione, pianificazione, organizzazione e gestione dell'iter amministrativo e procedurale delle stesse, al fine di favorirne l'aggiudicazione alla società MMH". Nello specifico vengono contestate la "gara aggregata finalizzata all'affidamento dei servizi per la produzione e all'allestimento di un sistema televisivo outdoor nelle aree comuni delle strutture ospedaliere"  indetta dell'Ao di Vimercate quale ente capofila con la delibera 811 del 7 agosto 2009, esperita a mezzo di procedura ristretta con il criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa e revocata poi il 15 ottobre 2009 quando venne emessa una nuova delibera, la 1005, per indire la medesima gara esperita però a mezzo di procedura aperta, poi aggiudicata alla Multimedica Hospital con atto del 30 marzo 2010, tre anni dopo, dunque, dell'avvio dei contatti “tessuti” - stando al quadro accusatorio – dal procacciatore d’affari Alberto Uva e dal suo “socio” Bruno Della Negra per arrivare a centrare il loro obiettivo. Proprio quest’ultimo è stato il teste chiave dell’udienza di mercoledì 20 gennaio, la prima del 2016. Il processo è, chiaramente, quello originato dall’inchiesta “Vendemmia” avviata dalla Digos di Lecco, dopo un esposto dell’allora consigliere regionale Stefano Galli che avrebbe “confessato” al sostituto commissario Domenico Nera le “pressioni” subite per concedere il proprio benestare al progetto “Tv Sanità”. E proprio l’istigazione alla corruzione dell’esponente del Carroccio lariano era una delle ipotesi di reato formulate nei confronti dell’imprenditore torinese, sentito dai giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano, come teste assistito, essendo già uscito di scena, optando a suo tempo per il patteggiamento.Alberto Uva In Aula, avendo per la prima volta la possibilità di interloquire pubblicamente della vicenda, egli ha negato anche tale addebito sentenziando “Galli era solo uno dei mille ostacoli, se avessi dovuto pagare tutti, avrei dovuto essere miliardario” senza però spiazzare il pubblico ministero Eugenio Fusco che non ha mancato di chiedere come mai abbia allora scelto di evitare il dibattimento. “Che giorno è oggi?” ha domandato a sua volta Della Negra. “Il 20 gennaio 2016. Ho aspettato 6 anni per venire qui” ha dichiarato, questa volta lasciando di stucco qualcuno dei presenti e spiegando così di aver patteggiato per chiudere la partita e poter riprendere celermente la propria attività di imprenditore. Ha però ammesso di aver consegnato a Uva del contante – “me lo chiedeva in tutte le salse, mi chiedeva soldi continuamente” - indicando in Simone Rasetti – giornalista varesino allora capo della Segreteria particolare dell’assessore regionale alla Sanità, a processo in quanto tacciato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio – quale ipotizzato beneficiario di tali somme. “Uva teneva però quei soldi per sé. Tra me e me ho sempre saputo che se li sarebbe tenuti lui. Secondo lui Rasetti avrebbe dovuto aiutarci nel progetto. Nessuno però lo faceva, Rasetti poi proprio zero…”.Proviamo dunque a ricostruire sinteticamente l’intera storia della MMH, così come snocciolata da Della Negra per dare contesto a tali dichiarazioni e arrivare poi alla “vicenda Vimercate”, centrale nella sua deposizione (appena accennata, invece, la “questione Mantova” che ha trascinato a giudizio anche altri soggetti, tra i quali il meratese Luca Stucchi).Carlo LucchinaSotto Luciano BrescianiLa Multimedia Hospital sarebbe nata nel 2000, “in risposta” ad un bando di gara con capitolato progetto emanato dall’Ao di Legnano, con l’obiettivo di creare un network di ospedali disposti ad ospitare – in cambio di un piccolo ritorno economico - nelle proprie aree comuni cartelloni pubblicitari, “bacheche come nella metro” ha semplificato il teste per rendere al meglio un concetto già di per sé tanto semplice. Delle convenzioni quinquennali, prorogabili, regolavano i rapporti con i nosocomi aderenti: alla scadenza del decimo anno però “avrei dovuto chiudere la società. Identificammo quindi un progetto importante per puntare ad un nuovo rinnovo” ha raccontato Della Negra, facendo riferimento all’idea di creare un canale televisivo dedicato fruibile sulle televisioni piazzate nelle sale d’attesa. “Le tv avrebbero dovuto stabilizzare noi all’interno degli ospedali” ha  aggiunto, parlando di un business plan di 18 milioni di euro, basato sulla raccolta pubblicitaria. Tra gennaio e febbraio del 2008 si sarebbe così confrontato con Uva – conosciuto nel 2003 e con il quale aveva già lavorato in occasione dell’incarico ricevuto dalla loro “Global Brain srl” dal ministero delle Giustizia allora retto dal lecchese Roberto Castelli – e con un legale, attivando i propri contatti per portare il progetto in Regione, interlocutore scelto in quanto “holding delle Ao”. “Sapevamo che l’assessore Bresciani non aveva grandi poteri” si è spinto a sostenere indicando poi – con ritrosia – quali veri detentori, a suo giudizio, delle redini della Sanità lombarda il senatore Lavelli, il presidente della Regione Formigoni e il direttore generale di tale assessorato Lucchina. Ad un primo pranzo con esponenti della Lega – tra i quali anche Rasetti – avrebbero così fatto seguito una serie di incontri: il 18 maggio 2008 con lo stesso Bresciani al quale sarebbe comunque stato illustrato il “piano”, nel settembre con Paolo Alli (responsabile della Segreteria Particolare e Politica di Formigoni) e Carlo Lucchina, il 4 ottobre 2008 il progetto sarebbe stato sintetizzato da Uva al presidente in persona nel corso di una serata di gala in Villa Reale a Monza, ottenendo – a detta di Della Negra – apprezzamento fino ad arrivare al 23 gennaio 2009 data dalla famosa riunione, al Pirellone, alla presenza di tutti i direttori generali delle Ao lombarde di cui i giudici hanno già avuto modo di vedere uno spezzone, videoregistrato dallo stesso fondatore della MMH. “Non era una cosa carbonara” si è affrettato a sostenere il testimone. “Era normale venissero presentati dei progetti, non è che Lucchina fece un piacere a noi…”. Un quarto d’ora al massimo, a suo dire, il tempo dell’audizione al termine del quale il funzionario avrebbe puntualizzato “comunque ci sarà un gara, comunque aderisce chi vuole, vi invito ad aderire”, come ricordato dal “relatore” dinnanzi ai giudici.Cristina ClementiPer passare dalle parole ai fatti, l’avvocatura regionale propose quindi di istituire una stazione appaltante, poi identificata nell’Azienda Ospedaliera di Vimercate. “Non so chi l’ha scelta” ha risposto, a esplicita domanda, l’imprenditore chiamato poi dal dr. Fusco a chiarire i propri rapporti con l’imputata Cristina Clementi, responsabile del procedimento e presidente della commissione giudicatrice. La prima domanda si è dunque focalizzata sulla borsa di Prada che la dottoressa con casa a Merate (non chiamata a rispondere di corruzione) avrebbe ricevuto da Della Negra e Uva, un dono quest’ultimo ammesso senza giri di parole dal teste, non preciso nel dettagliare la circostanza, tra l’altro già sottolineata poco prima dal sostituto commissario Domenico Nera, comparso nuovamente dinnanzi al collegio giudicante per rispondere a tre domandine del difensore della donna nella cui abitazione sono stati sequestrati, oltre alla borsa griffata stessa, anche una penna Montblanc con inciso il suo nome e una crema, tutti cadeaux – stando alla ricostruzione degli inquirenti – ricevuti dai referenti della MMH. 1580 euro il valore della sola Prada, a detta del numero uno della Digos, recapitata alla Clementi a gara già assegnata, come ricordato anche da Della Negra, spinto poi a soffermarsi sui prerequisiti del bando stesso. Con convinzione egli ha sostenuto a più riprese che tale documento, così come il capitolato stesso, fosse allegato già in origine al progetto presentato in Regione (e già tra l’altro deliberato nel 2008 – a sua memoria – dalle Ao di Lecco, Crema e successivamente da Pordenone). “Li abbiamo fatti noi” ha ribadito con convinzione, affermando che non poteva essere altrimenti trattandosi di un progettualità innovativa di cui la stazione appaltante nulla sapeva. “Abbiamo fornito le informazioni, poi loro le hanno usate in piena coscienza” ha proseguito, evidenziando come la MMH fece da “ghost writer”, senza però suggerire prerequisiti escludenti o alterare il potere decisorio dell’Ao di Vimercate. “Se mi vuole far dire che gli avete scritti voi quindi avete turbato la stazione appaltante, le dico che non è così” ha obiettato al pubblico ministero, aggiungendo anche “se la procedura fosse stata di project financing non ci sarebbero state violazioni”. Ma non è questo il caso.Saltata l’udienza calendarizzata per il prossimo 11 febbraio, si andrà direttamente a quella di marzo. Prevista l’audizione del “conte” missagliese Alberto Uva e – solo se ritenuto necessario – anche del sovrintendente della Digos Rodolfo Ratti, citati dalla pubblica accusa nonché dei testi a discarico indicati dalle difese Amigoni (sei persone tra le quali direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Lecco del tempo, Ambrogio Bertoglio), Stucchi (altre 6), Boscagli (2) e Candidi (3): si prospetta una lunga seduta, con i lavori che si protrarranno ad oltranza dalle 9.30 del mattino.

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